Sull’inquinamento un merito del virus?

Le misure adottate per limitare la diffusione del virus Covid-19, soprattutto la forte riduzione dei trasporti su veicoli che consumano combustibili fossili derivati dal petrolio, ha avuto come effetto la scomparsa dell’inquinamento dell’aria

I satelliti della Nasa e dell’Agenzia spaziale europea hanno rilevato un forte calo di inquinamento in Cina, in particolare nella regione di Wuhan dove per quaranta giorni c’è stata una chiusura forzata delle attività lavorative, dell’utilizzo di aerei, autoveicoli, autobus, camion, motocicli, ecc., a causa dell’epidemia di Covid-19.

Come risulta evidente dalle immagini del satellite Sentinel 5 del programma europeo Copernicus, gestito dalla Commissione Europea e dall’Agenzia Spaziale Europea (Esa), l’inquinamento, che in precedenza era scuro e diffuso, dopo il blocco dei trasporti è scomparso.

Sono state confrontate le mappe dei mesi di gennaio e febbraio 2019 con quelle di gennaio e febbraio 2020, e le differenze sono chiaramente visibili.

Ha dichiarato Antonello Pasini dell’Istituto sull’inquinamento atmosferico (Iia) del Cnr: «Le mappe satellitari della Nasa mostrano come, in questo periodo, l’inquinamento dell’aria sia diminuito enormemente in una vasta zona del Paese».

E Fei Liu, la ricercatrice responsabile per lo studio della qualità dell’aria del Centro di volo spaziale Goddard della Nasa, ha affermato: «È la prima volta che vedo un crollo così evidente in un’area così grande in relazione ad un evento specifico».

Alle immagini hanno fanno seguito le rilevazioni sul terreno che hanno mostrato l’abbassamento dei livelli di biossido di azoto (NO2) nella Cina orientale e centrale.

Il biossido di azoto è un inquinante che viene generato per il 50% dal traffico autoveicolare. È un gas tossico irritante per le mucose e responsabile di specifiche patologie a carico dell’apparato respiratorio (bronchiti, allergie, irritazioni).

L’NO2 è particolarmente inquinante perché svolge un ruolo fondamentale nella formazione dello smog fotochimico favorendo la generazione di acido nitrico e acido nitroso che, a loro volta, rendono le piogge acide danneggiando edifici e vegetazione.

La riduzione dell’inquinamento si è registrata anche in Italia, soprattutto in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto che per prime hanno ridotto il traffico veicolare, i voli aerei e spento gli impianti di riscaldamento di scuole e fabbriche.

Nonostante i divieti non abbiano potuto fermare il traffico pesante di tir e camion, che portano le merci necessarie ad alimentare e curare la popolazione, i risultati sono chiari.

È stato calcolato che, con riferimento a solo tre regioni – Lombardia, Emilia Romagna e Veneto –, una settimana di riscaldamenti spenti nelle scuole e due settimane di minor traffico automobilistico e aereo hanno comportato una minore emissione di CO2 pari a 428mila tonnellate.

Molto importante per la qualità dell’aria la conseguente riduzione di biossido di azoto, PM10 e biossido di zolfo.

Le misure prese per ridurre la diffusione del virus hanno confermato in maniera clamorosa che, per fermare l’inquinamento, è necessario non utilizzare motori termici che consumano combustibili fossili.

Questo dato dovrebbe accelerare il programma di sostituzione del parco auto mondiale con modelli ibridi ed elettrici.

Per risolvere i problemi ambientali, non bisogna fermare l’uomo ma il petrolio.

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