Costituzionalizzare internet

Già nel 2010 Stefano Rodotà segnalava il problema della gestione incontrollata del web e proponeva un sistema di costituzionalismo globale in cui ancorare “diritti senza terra”

Come è stato annunciato si terrà il 27 gennaio 2021 alle ore 16 il primo seminario di “Costituente Terra” su una piattaforma digitale il cui link è stato comunicato a tutti coloro, iscritti o no a “Costituente Terra”, che lo hanno richiesto, sul tema “Geopolitica della conoscenza digitale”. Tutti conoscono le meraviglie dell’informatica e della digitalizzazione universale, ma non tutti sono al corrente delle problematiche e dei pericoli che vi sono connessi, che possono giungere fino a gravi perturbazioni delle libertà e delle relazioni umane. La proposta di seminario è stata elaborata da tre autorevoli esperti di informatica umanistica: Paolo Sordi, dell’Università LUMSA, Domenico Fiormonte, dell’Università di Roma Tre, Paolo Monella dell’Università di Palermo; esso cercherà di rispondere alla seguente domanda: “Come Internet, e in generale i processi di digitalizzazione, hanno cambiato l’idea e la pratica di conoscenza?”. La rete, il web, gli strumenti che permettono l’uso del web ed i socialsono di proprietà privata e Internet è oggi un universo non regolamentato
dove le corporation navigano operando come pirati del mare. Qui di seguito pubblichiamo una nota di Luigi Narducci da cui risulta come già nel 2010 Stefano Rodotà poneva questi problemi.

Nel 2010 Stefano Rodotà in un interessante articolo pubblicato sulla rivista del Mulino intitolato “Una Costituzione per internet” (rintracciabile nel web) si chiedeva: “Possono questi poteri rimanere del tutto fuori d’ogni controllo?” ed affermava: “ è venuto il tempo …… di garanzie costituzionali per le libertà in rete, di un Internet Bill of Rights.” “Non si può accettare una privatizzazione del governo di Internet ed è indispensabile far sì che una pluralità di attori, ai livelli più diversi, possa dialogare e mettere a punto regole comuni. Il tema della democrazia promossa da Internet esige che si affronti anche la questione della democrazia di Internet.” “La libertà in rete, tuttavia, non vale solo contro l’invadenza degli Stati, ma si proietta anche verso i nuovi «signori dell’informazione» che, attraverso gigantesche raccolte di dati, governano le nostre vite. “

Rodotà auspicava che questa Costituzione per internet nascesse dall’incontro e confronto di corti di giustizia, di associazioni di cittadini, di poteri politici sovranazionali e organizzazioni sindacali.

Oggi abbiamo maturato anche la consapevolezza che è necessario che la regolamentazione penetri nel cuore del dispositivo di potere , gli algoritmi, ed imponga che la programmazione degli stessi avvenga secondo ‘criteri trasparenti, condivisi e negoziabili’ (Michele Mezza).

Per Rodotà “la dimensione è quella planetaria, dove diritti senza terra vagano alla ricerca di un costituzionalismo globale che dia loro ancoraggio e garanzia.” “La scelta dell’antica formula del Bill of Rights ha forza simbolica, mette in evidenza che non si vuole limitare la libertà in rete ma, al contrario, mantenere le condizioni perché possa continuare a fiorire. Per questo servono garanzie «costituzionali”

Il potere che governa la circolazione delle informazioni, che regola le nostre relazioni sociali, che orienta i nostri giudizi e comportamenti, il potere che oggi, come afferma Luciano Floridi, sta “nella possibilità di trasmettere o meno l’informazione sulle cose” non può essere esente da una regolamentazione che preveda istituti di garanzia dei diritti.

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