La pandemia in corso sta costringendo l’umanità a prendere coscienza di due elementari verità.
La prima verità è che l’umanità è una e una sola, ne fanno parte tutti gli uomini e tutte le donne che abitano il pianeta, e così come nessuno può esserne escluso, nessuno può pensare di salvarsi da solo. I confini geografici, politici, etnici, religiosi o di classe e i mille “muri”, veri o virtuali, che sono stati pensati e costruiti nel tentativo di separare dalla massa dei “sommersi” una élite di “salvati” hanno dimostrato di non essere in grado di salvare nessuno dal contagio di un virus (né dal riscaldamento globale, né dai cambiamenti climatici, né dalle conseguenze delle guerre, etc.).
La seconda verità è che l’assetto attuale dei poteri del mondo si è dimostrato – una volta di più – non in grado di affrontare e risolvere i problemi che l’umanità ha di fronte. È un sistema di poteri retto da una “costituzione materiale” che nessuno ha voluto e votato, e che tuttavia è ferreamente vigente, contrastando e vanificando le Costituzioni che le nazioni del mondo si erano date (dalla Carta dell’ONU alla Costituzione italiana). Questa feroce e illegale “costituzione materiale” dei poteri del mondo è fatta di un solo articolo: “il mercato è il Sovrano”, un Sovrano assoluto quanto ottuso, che non tollera eccezioni né limitazioni, giacché il mercato giudica tutto e non è giudicato da nessuno.
Abbiamo così visto il più potente leader del mondo negare il problema, e continuare a negarlo anche a fronte di oltre 700.000 contagiati e 40.000 morti in continuo incremento nel suo Paese, mentre definanziava proprio in questo momento la Organizzazione Mondiale della Sanità e invocava l’esclusiva nazionale per il prossimo vaccino anti-Covid; e abbiamo sentito un altro potente leader dire che l’unico provvedimento da prendere era prepararsi a veder morire i propri anziani; e abbiamo assistito a massime autorità dell’Unione Europea rifiutarsi di fornire aiuti finanziari ai Paesi membri che non siano accompagnati dal pagamento degli interessi alle banche; e come questi, tanti e tanti altri governanti del mondo si sono preoccupati solo di non danneggiare i loro affari.
Tutto questo dimostra che il mondo non può essere governato da un’ideologia cieca, per la quale tutto ha un prezzo ma niente, neanche la vita umana ha valore; che anche la competizione economica fra gli Stati è ormai cosa aliena dalla ragione e foriera di catastrofi; che sfide globali come quella delle pandemie richiedono risposte globali che solo una sfera pubblica del mondo, garante dei diritti fondamentali di tutti, è in grado di assicurare; che dunque la Terra ha bisogno di una Costituente, capace di stringere tutti “i mortali in social catena” (come scrive il nostro Leopardi, La ginestra), giacché tutti siamo accomunati dalla medesima vulnerabilità e dalla stessa interdipendenza.
Una grande lezione in tal senso proviene dalla esperienza italiana, e in particolare dal dramma della Lombardia, che per il non tempestivo isolamento dei focolai e le stragi provocate dai dissennati trasferimenti di malati contagiosi nelle residenze per anziani, ha da sola la metà dei morti in tutta Italia e un nono dei morti in tutto il mondo. Ma la lezione, purtroppo, non è stata appresa. Mentre è giusta la preoccupazione del governo di allentare gradualmente la stretta dell’isolamento domiciliare e personale, lesiva a lungo termine dell’equilibrio psicologico della popolazione, tutt’altra cosa è la ripresa generalizzata della produzione. Invece, benché la curva del contagio sia ancora al vertice, il dio mercato ha deciso di riaprire il 4 maggio le attività produttive a costo di altre migliaia di morti. E’ la dura legge della concorrenza capitalistica, che costringe tutte le imprese, piccole e grandi, a una corsa folle alla ripresa delle attività per non essere espulse dalle imprese più zelanti o, peggio, per conquistare nuove fette di mercato approfittando della provvisoria assenza dal mercato di quanti non partecipano alla corsa. Laddove la soluzione più razionale – il patto costituzionale della pacifica convivenza – dovrebbe essere una cessazione delle attività, tanto più breve e sicura quanto più uniforme e generalizzata, senza possibilità per nessuno di soccombere o di sopraffare gli altri.
Stiamo dunque assistendo proprio alla catastrofe provocata dall’assenza di garanzie universali e vincolanti del diritto alla vita, che il nostro progetto di una rifondazione costituzionale della globalizzazione mediante una Costituzione della Terra aveva paventato. I diversi Paesi della Terra e perfino le diverse regioni del nostro Paese stanno affrontando la pandemia in ordine sparso, con strategie diverse, talora del tutto inadeguate e intempestive, il cui risultato sarà la moltiplicazione e il prolungamento dei contagi. Non è difficile capire che le decine di migliaia di morti prodotti da questo virus sarebbero state evitate se l’Organizzazione Mondiale della Sanità fosse stata una vera istituzione globale di garanzia del diritto alla salute di tutti gli esseri umani, dotata dei mezzi e dei poteri necessari per prevenire la pandemia e poi per fronteggiarla con attrezzature adeguate e con misure omogenee. E’ altrettanto evidente che quanto meno in Europa la pandemia sarebbe stata frenata se si fossero rispettati gli articoli 168 e 222 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea secondo i quali, “per lottare contro i grandi flagelli che si propagano oltre frontiera”, “gli Stati membri coordinano tra loro, in collegamento con la Commissione, le rispettive politiche” e “l’Unione e gli Stati membri agiscono congiuntamente in uno spirito di solidarietà” qualora uno o più Stati membri siano “vittime di una calamità naturale o provocata dall’uomo”.
Siamo insomma di fronte alla conferma dolorosa della necessità e dell’urgenza, prospettata dalla nostra “Costituente Terra” come unica risposta razionale e realistica alle grandi emergenze globali, di una sfera pubblica sovrastatale e di un costituzionalismo globale, in grado di garantire i diritti di tutti contro i poteri selvaggi dei mercati globali e degli Stati sovrani.
Il mercato può attendere, e anche la Lombardia
La mancanza di garanzie costituzionali universali lascia campo libero alla dura legge della concorrenza capitalistica. Un monito preoccupato di “Costituente Terra”
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