Il monito di Francesco ai “Grandi del mondo”

Per la prima volta, un Papa al G7. Il tentativo di Francesco di riportare l’attenzione dei leader mondiali ai problemi reali e tangibili, piuttosto che correre alle armi. L’urgenza della pace, della lotta alla povertà e del tema della bioetica, dinanzi all’intelligenza artificiale

Filippo Neri, Giovanni Bosco, Teresa di Calcutta.

In ogni epoca e ad ogni latitudine, non è mancato da parte di grandi figure il ricorso ai “potenti”, ai “grandi”, ai “ricchi” perché anche qualcosa dei loro contributi potesse giovare al sostegno delle opere caritative e sociali realizzate dai loro “fondatori”.

Il 14 giugno 2024, per la prima volta, viene invitato a un vertice dei G7 un Papa.

C’è chi si chiede se tale iniziativa giovi al Vescovo di Roma o se invece possa essere letta come un conseguente endorsment, pur non espresso, nei confronti del massimo vertice delle potenze Occidentali.

Nei giorni antecedenti e in quelli del vertice si sono tenute delle contro manifestazioni da parte di varie realtà associative afferenti al mondo dell’associazionismo sociale e pacifista denominate “Controforum G7” per controbattere e contestare i lavori dei “Grandi” e richiamare le istanze alternative in risposta ai problemi globali quali clima, immigrazioni, gestione dei conflitti bellici.

Indubbiamente la visita del Vescovo di Roma fornisce un ritorno di immagine positivo per i leader del G7.

Sembra davvero interessante la circostanza che ha portato Francesco  a pubblicare il giorno stesso dell’apertura del Vertice il messaggio destinato alla celebrazione, nel prossimo novembre, di uno degli eventi voluti da questo Papa e da lui “strategicamente” offerti non solo ai fedeli e ai vertici dell’istituzione cattolica, ma a tutti coloro che lo ascoltano: la Giornata Mondiale dei poveri.

Francesco, dunque, nel suo giorno vissuto nella struttura di Torre Egnazia ha sicuramente colto l’occasione per ribadire di persona ai leader del G7 e ad altri presidenti invitati al vertice faccia a faccia nei dieci incontri previsti nel suo fitto programma quello che chiede da anni durante gli Angelus e in tutto il suo magistero in modo costante: che si rinunci alla logica delle armi e che ci si adoperi per risolvere tutti i conflitti armati, non solo quelli che opprimono Ucraina e Terra Santa.

Doveroso richiamare le motivazioni espresse dalla Premier in merito alla scelta per il vertice odierno della location in Puglia: una terra vocata da sempre ad essere un “ponte” tra Oriente ed Occidente, una terra di accoglienza e di integrazione, in cui il simbolo dell’albero dell’ulivo si propone come un richiamo alla ricerca e alla costruzione della pace.

Ci preme a tal riguardo ricordare il messaggio dei vescovi di questa regione ormai di trenta anni fa, proposto e lanciato grazie ad uno dei suoi figli più amati, quel don Tonino Bello che fu anima della marcia nonviolenta dei 500 a Sarajevo nel 1992: la Puglia deve essere una “arca di pace e non un arco di guerra”.

Il discorso di Francesco, dopo un giro di saluti cordiali e a volte calorosi con tutti i leader presenti al vertice, tratta una riflessione precisa e mirata sull’argomento dell’intelligenza artificiale. Questa viene colta nelle sue enormi potenzialità; ma si comprende come un uso sbagliato della stessa potrebbe portare a conseguenze deleterie; tra le tante, viene denunciato l’utilizzo della AI nell’industria bellica, che consegna alle macchine il potere di decisione sulla vita umana, soppressa da sistemi di armi sofisticate guidate dalla AI.

A tal riguardo, è propria dell’essere umano la capacità di discernere e di compiere delle scelte, pur se a volte in maniera sofferta; è importante che egli non rinunci a tale peculiarità delegando la scelta a quella operata secondo una serie di algoritmi dalle AI. Anche in questo nuovo campo della tecnica, la questione etica ha un ruolo imprescindibile, e Francesco cita una iniziativa da lui promossa anche con l’introduzione di un neologismo: “algoretica”.

Francesco termina il suo discorso con un apprezzamento e un invito preciso a coloro che si occupano della politica, citando Paolo VI che la definì “la forma più alta della carità”. I leader del G7 e gli altri capi di stato invitati al vertice presenti al suo discorso, sono invitati caldamente come responsabili, come gestori della politica, ad un uso etico e chiaramente orientato al bene comune dell’intelligenza artificiale.

La giornata di Francesco, lungi dal fermarsi al suo discorso sull’intelligenza artificiale e sui risvolti etici ai quali essa rimanda, deve essere considerata a nostro avviso come evangelicamente collegata col messaggio da lui pubblicato il 13 giugno. I poveri le cui esistenze e la cui dignità siamo invitati a promuovere, come ci viene chiesto (“voi 7, noi 8 miliardi!”: è uno degli slogan provocatori del “Controforum G7”) non sono più dei semplici “fratelli e sorelle sfortunati” cui provvedere con mirate iniziative. Sono in realtà il frutto, maturato in maniera sempre più drammaticamente esponenziale, delle scelte scellerate che i “Grandi della Terra” (non solo i G7…) continuano a produrre, sordi al grido delle genti: se le risorse sono destinate ai produttori di armi (e di morte), dovranno necessariamente essere negate al cibo, alla sanità, all’istruzione.

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