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Sintesi di Pascal Lottaz:
Guerra per la guerra
A tre anni dall’inizio della guerra in Ucraina, l’Occidente è intrappolato in un circolo vizioso di delusioni e negazionismo.
Quello che era iniziato come un errore di calcolo strategico si è trasformato in un disastro geopolitico di proporzioni epiche, non per la Russia, ma per l’Occidente collettivo. Prima tra tutte l’Unione Europea, che ormai appare più instabile e costellata di fratture interne di quanto lo sia stata la Russia in qualsiasi momento della guerra. Alimentati non solo da un errore di valutazione, ma dal rifiuto di ammettere il fallimento, i kakistocrati dell’UE non hanno imparato nulla, nemmeno dopo 17 (!!) pacchetti di sanzioni. In un recente intervento di Neutrality Studies, l’economista e consulente politico di lungo corso Jeffrey Sachs è qui per smantellare le narrazioni che mantengono viva questa guerra e mettere a nudo le profonde fratture nel pensiero di politica estera occidentale.
Una guerra che non sarebbe mai dovuta accadere
Dobbiamo ripeterlo come un mantra: questa guerra era evitabile. Gli Stati Uniti e i loro alleati della NATO si sono spinti verso est nonostante decenni di avvertimenti – da parte di diplomatici, studiosi e persino dei loro stessi funzionari dell’intelligence – che tale espansione avrebbe innescato uno scontro con la Russia. Quegli avvertimenti sono stati ignorati. Gli Accordi di Minsk, un tempo una possibile via per la pace, non sono mai stati onorati in buona fede. Al contrario, l’Occidente ha trattato l’Ucraina non come un attore sovrano, ma come una pedina in una più ampia campagna per contenere Mosca.
Il risultato è questa catastrofe in corso per l’Ucraina e una situazione di stallo strategico per l’Occidente. All’opinione pubblica è stata venduta una fantasia: che l’economia russa sarebbe crollata, Putin sarebbe caduto e l’Ucraina avrebbe trionfato con il sostegno della NATO. Niente di tutto ciò è accaduto. L’economia russa si è semplicemente adattata (come osano non morire?!), la leadership politica rimane intatta e l’Ucraina sta affrontando la devastazione. Eppure la narrazione continua, alimentata da think tank, organi di stampa e burocrati di carriera, troppo coinvolti nella guerra per ammettere di aver sbagliato.
Il fallimento strategico dell’Europa
Invece di ricalibrarsi, i leader europei hanno raddoppiato gli sforzi, sacrificando i propri interessi economici e diplomatici per mantenere una posizione di guerra imposta dall’altra parte dell’Atlantico. L’UE ha completamente fallito nel pensare con la propria testa. L’Unione continua a inviare armi e a ripetere a pappagallo slogan su unità e valori, mentre un’intera generazione in Ucraina viene annientata. E invece di ammettere che questa guerra deve essere risolta al tavolo dei negoziati, sono gli europei che continuano a spingere per un’escalation militare ed economica sempre più fallimentare, anche se il loro Patrono Transatlantico ha chiaramente già voltato pagina.
Nel frattempo, le promesse fatte all’interno dell’Europa si moltiplicano di giorno in giorno. L’industria tedesca sta perdendo competitività. I costi energetici sono in forte aumento. E mentre gli Stati Uniti incassano profitti dalle esportazioni di GNL e dalle vendite di armi, i loro alleati europei si ritrovano a dover pagare il conto. E tutto questo a causa di un timore più profondo: che ammettere il fallimento in Ucraina rivelerebbe la vacuità della politica estera dell’UE e infrangerebbe l’illusione di coerenza occidentale.
Abilitatori dei media
Uno degli elementi più insidiosi in tutto questo sono i media. Lungi dal mettere in discussione il potere, i media occidentali hanno agito da amplificatori delle narrazioni degli stati, ignorando fatti scomodi, mettendo a tacere le voci dissidenti e bollando la diplomazia come un tradimento. Il risultato è un pubblico sistematicamente disinformato. La pace, pur essendo possibile, è diventata una parola segreta.
Questo controllo dell’informazione riflette un più ampio cambiamento nelle democrazie liberali, dove la guerra è ora giustificata con sensi di colpa e discutibili crociate morali. La guerra in Ucraina è diventata un teatro di sfoggio di virtù, dove le sfumature vengono bandite e chiunque chieda negoziati viene etichettato come una marionetta del Cremlino. Sachs ha perfettamente ragione quando afferma che ” Più a lungo questo continuerà, più aumenteranno i costi, non solo per l’Ucraina, ma anche per l’autonomia dell’Europa e la credibilità dell’Occidente come attore globale”.
Vivere nella gloria passata
Se questa guerra ha messo in luce qualcosa, è la profonda incapacità dell’Occidente di adattarsi a un mondo multipolare. Aggrappati all’illusione di un dominio incontrastato, i leader occidentali rimangono intrappolati in un’illusione post-Guerra Fredda, in cui ammettere il fallimento significherebbe confrontarsi con il proprio ruolo indebolito in un ordine globale in rapida evoluzione. Piuttosto che affrontare questa realtà, hanno scelto di evitarla, sacrificando la pace regionale per preservare la propria serenità. E così la guerra si trascina, non per la vittoria, non per i valori, ma per risparmiare a un impero in declino l’umiliazione di un risveglio.
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