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La democrazia imperfettissima dentro e imperiale fuori

“La superpotenza unica è più pericolosa del bipolarismo”: un monito di Norberto Bobbio. Non c’è un modello valido per tutti. Dopo il 1989 si è tornati alla guerra come falsificazione e smobilitazione della politica

Purtroppo, le guerre sono due: una è quella di criminale aggressione, di Putin; l’altra è quella, sorda e continua, che Usa-Nato conducono dal 19891991 contro ciò che non è sotto controllo (cfr. un articolo chiaro, di Angelo Baracca, nella rivista di Pax Christi, Mosaico di Pace, marzo 2023).

Ma una delle trappole di questa maledetta guerra è che se critichi qualcosa dell’Occidente e della Nato, sei filo-Putin. Se condanni Putin aggressore e autocrate dimentichi le responsabilità e le guerre dell’Occidente. Purtroppo, il male non è da una parte sola. Sarebbe più semplice. La volontà di potenza e l’esercizio effettivo di potenza, del nostro Occidente, per imporre il proprio bene e la propria virtù, per “esportare la democrazia”, e importare materie più desiderate, ha fatto molto male nel mondo, dalla storia lunga, fino ad oggi. E dal male nasce altro male. I meriti e valori dell’Occidente, che noi amiamo, sono altri, e possono correggere i mali della potenza, se volessimo. Gli Usa, capi politici anche di noi europei e italiani, hanno la pretesa dichiarata di non essere eguagliati, non diciamo superati, da nessuna altra potenza. Ora, da parte nostra, vale il principio che la verità, via via che si chiarisce, va detta anzitutto a chi ci condiziona e ci comanda, prima e più che all’avversario: «<Dire la verità al potere», è pensiero e regola di Gandhi, come di Vaclav Havel.

Abbiamo ricordato più volte di avere sentito direttamente Norberto Bobbio, la sera del 9 novembre 1989 (abbattimento del Muro di Berlino), avvertirci con grande preoccupazione: «Potrebbe essere la guerra!». Bobbio vedeva che il monopolarismo, la superpotenza unica, poteva essere più pericolosa del bipolarismo. Se nessun potere ha una volontà di potenza superiore, e se nessuno si sente umiliato, si può andare verso un equilibrio, abbastanza sicuro per tutti, più dell’equilibrio del terrore”, della deterrenza minacciosa. La condizione, che apparve possibile per qualche tempo, fu disarmo ed equilibrio, senza minacce. Si sciolse il Patto di Varsavia, ma non la Nato. La notte sul 17 gennaio 1991, la coalizione guidata da Washington diede avvio a una devastante offensiva aerea, navale e missilistica (Desert storm) contro gli obiettivi militari, le industrie, il sistema stradale e i centri urbani iracheni. Cominciavano le “nuove guerre”. La politica giusta e pacifica, sia locale che planetaria, è basata sul pluralismo, sull’accettazione delle differenze, non sull’imperialismo, neppure culturale, neppure “democratico”, non sul monopolarismo, modello unico imposto. Certo, il comunismo imposto dall’Urss, e non maturato nella libertà, ha gettato i satelliti di Mosca nel mito del modello e dell’impero americano, fino ai nostri giorni, fino all’abbaiare” della Nato (espressione di papa Francesco non ripresa da chi giustamente denuncia l’aggressione russa) sotto i confini russi.

Se, nel quadro della complessa e paurosa situazione attuale, si vede il male e il pericolo in Putin soltanto, si semplifica e si giustifica la “guerra alla guerra”, mediante l’implementazione della guerra. La stampa conforme, e la politica allineata, senza vere iniziative di tregua, di trattativa per una pace possibile, sacrificano agli interessi di schieramento monopolare, e al capitalismo armaiolo, la vita di migliaia di combattenti gettati nel fuoco, da una parte come dall’altra, e la vivibilità di città, famiglie, bambini ogni giorno “martoriati”. Dopo il 1989 si è tornati alla guerra come falsificazione e smobilitazione della politica, che è la sapienza e l’arte di vivere, senza uccidersi, nella differenza. Se occorre, si può leggere lo svizzero Daniele Ganser, Le guerre illegali della Nato (Fazi): tredici guerre. Non facciamo gli occidentali puri, perché non lo siamo. La “democrazia modello” è già imperfettissima e precaria all’interno (razzismo; più armi che cittadini; diseguaglianze fortissime), e non può decidere di «ridurre alla condizione di paria» la potenza rivale. Anche una democrazia perfetta all’interno, se è imperiale all’esterno oggi è comunque falsa, non è la forma oggi necessaria, perché ormai la polis è il pianeta.

La sorte umana è unica. Nessuno si tira fuori da solo, o prima degli altri, dai grandi pericoli incombenti: «Non si è mai visto un topo che fabbrica trappole da topi» (Einstein): noi siamo quel topo. Vogliamo rinsavire? Chi non vuole pace tra popoli, ma costruisce trappoleimperi (che sia Usa, Russia o Cina) è non solo antidemocratico, ma antiumanitario, comunque lui si dica. La prospettiva giusta, per noi essenziale, è quella di “Costituente Terra”. Questa prospettiva, la sola possibilità e promessa di pace, è impedita e violata da ognuno dei grandi imperi, dai più armati e seminatori di armi, fino ai minuscoli gretti nazionalismi. Magari fosse solo Putin il violatore della legge di pace mondiale! Obbligo di tutti, per sopravvivere, è la legge della vita: vivere insieme, nella differenza.

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