Il mandato di arresto per crimini contro l’umanità e per crimini di guerra, emesso dalla Corte penale internazionale contro il premier israeliano Benjamin Netanyahu, l’ex ministro della difesa Yoav Gallant e il capo militare di Hamas Mohammed Deif, ci dice una cosa elementare ma inaccettabile per gli odierni poteri selvaggi. Ci dice che esiste ancora un diritto internazionale: che c’è un giudice all’Aja: che all’esercizio sregolato della forza ci sono ancora limiti giuridici. Le motivazioni del mandato informano i governanti di Israele e l’intera comunità internazionale che i palestinesi sono esseri umani.
Le reazioni stupefatte e indignate provocate da questo mandato d’arresto ci dicono perciò un’altra cosa, anch’essa semplice ed elementare: che se è vero che ancora il diritto esiste, i potenti non lo sopportano, né sono disposti a sopportarlo. Esse ci fanno capire il senso dell’intolleranza che rivestono, in tutto il mondo, gli attacchi ai controlli giurisdizionali di qualunque tipo: la riforma giudiziaria voluta dalla destra israeliana nel gennaio 2023 e consistente nella neutralizzazione della Corte suprema e nella sostanziale subordinazione della giurisdizione al potere politico; la recente riforma giudiziaria in Messico, che integra tutti i giudici nel potere politico rendendoli elettivi; la pretesa avanzata dal multi-miliardario Elon Musk che i giudici italiani che non hanno convalidato le deportazioni dei migranti in Albania «se ne devono andare»; lo stupore espresso dalla nostra presidentessa Giorgia Meloni per la non collaborazione di tali giudici con il governo; in breve, l’irritazione stupefatta dei potenti per non poter fare, indisturbati, tutto ciò che vogliono.
È questa la nuova e purtroppo antica ideologia di tutti gli autocrati del mondo. Diritti fondamentali e separazione dei poteri – i due elementi senza i quali, dice l’articolo 16 della Dichiarazione del 1789, non c’è Costituzione – per costoro non contano. Non ne coprendono neppure il senso.
Democrazia e libertà sono le parole, da essi sottratte al lessico progressista, con le quali chiamano e legittimano i loro arbitrii e le loro illegalità. L’aspetto allarmante di questo disprezzo del diritto e di questa aggressione ai diritti è il loro carattere globale. Globale è la logica del nemico che legittima guerre e massacri di massa indiscriminati. Globale è il disprezzo suprematista per i popoli e le persone che non appartengono al nostro nobile Occidente. Globale è l’attacco alla sfera pubblica, la devastazione della natura e la guerra contro i poveri e contro i deboli.
Per questo l’opposizione a questi attacchi non può che essere a sua volta globale. Per questo l’alternativa ai sempre più potenti poteri selvaggi degli Stati sovrani e dei mercati globali non può che essere l’allargamento alla loro altezza delle garanzie costituzionali: non solo la difesa e il rafforzamento dell’ancora imperfetta giustizia internazionale, ma anche il disarmo globale e totale a garanzia della pace e della sicurezza, un demanio planetario che sottragga i beni comuni della natura all’attuale mercificazione e devastazione, servizi sanitari e scolastici globali a garanzia dei diritti alla salute e all’istruzione. Solo grazie a queste garanzie globali, pace e uguaglianza cesseranno di essere promesse non mantenute. Sembra un sogno. E invece è la sola alternativa razionale e realistica a un futuro di catastrofi planetarie.
(Dal “Manifesto” del 23/11/2024)
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