Siete favorevoli a che l’Europa investa di più nella difesa e nella sua organizzazione militare?
Sono assolutamente contrario. Il nostro continente è già carico di armi micidiali in grado di distruggere più volte l’umanità. L’Unione Europea è nata sulla base di un valore fondamentale e costitutivo: la pace, che ne è la principale ragion d’essere. I nostri attuali governi, oltre a promuovere insensate corse al riarmo, parlano irresponsabilmente della possibilità di una guerra tra Europa e Russia che rischierebbe di deflagrare in una guerra nucleare mondiale che devasterebbe il nostro continente.
Il rafforzamento dell’industria degli armamenti contribuirà a mantenere la pace nel nostro territorio e la validità del nostro modello sociale democratico all’interno del nuovo ordine geopolitico che si sta delineando?
Contribuirà esattamente al contrario. La presenza e il rafforzamento degli eserciti, scrisse Emanuele Kant più di due secoli fa, è il principale fattore di guerre. E la stessa tesi fu ripetuta alla fine del suo mandato di presidente degli Stati Uniti da Dwight Eisenhower, che pure era un generale e che ammonì sui rischi per la pace e la democrazia provenienti dalle pressioni dell’apparato militare-industiale. Le spese militari crescenti, d’altro canto, sono sottratte alle spese sociali, sulle quali si fondava il modello liberal-socialista delle nostre democrazie costituzionali.
Che ruolo dovrebbe avere il pacifismo nella formazione di questo nuovo ordine mondiale?
Il pacifismo deve costantemente denunciare la follia della guerra, che è la negazione della ragione, della morale, della politica e del diritto. E deve rivendicare quella che è la sola, effettiva garanzia della pace: la messa al bando delle armi – di tutte le armi, non solo di quelle nucleari – attraverso la previsione come crimini severamente puniti della loro produzione, del loro commercio e della loro detenzione. A questo fine deve suscitare, nel senso comune, il riconoscimento della corresponsabilità morale, in ogni guerra e in ogni assassinio, dei produttori e dei venditori di armi. Giacché è da questi produttori di morte che sono armati eserciti, associazioni criminali, bande terroristiche e assassini.
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