Il programma di riarmo europeo da 800 miliardi di euro, che non trascura di valutare l’opportunità di un ombrello nucleare franco-britannico, o addirittura di sviluppare armi atomiche in proprio da parte di membri della Ue (Polonia, Repubbliche Baltiche) viene lanciato, per poi essere sciaguratamente approvato, nella stessa settimana in cui a New York, nella sede delle Nazioni unite, gli Stati Parte del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari (in seguito Tpan) ribadiscono la necessità e l’urgenza della eliminazione totale delle armi nucleari, respingono il principio della deterrenza basato sull’esistenza stessa del rischio nucleare e sulla minaccia di distruzione rivolta all’umanità intera.
Strategia della deterrenza e rischio nucleare vanno infatti insieme. Più si rincorre la deterrenza più aumenta il rischio, non solo perché aumentano le testate nucleari – che per il solo fatto di esistere sono una minaccia – ma anche perché l’accrescimento continuo della loro dotazione aumenta la sfiducia reciproca tra le potenze, ormai non più limitate ai due tradizionali blocchi della guerra fredda. Tra queste l’Unione europea, la cui identità più vera reclamerebbe il ripudio della guerra, non è più credibile agli occhi del mondo quale modello di integrazione pacifica fra stati.
Il suo riarmo e la sua sclerotica riproposizione della deterrenza nucleare non può che apparire, anche in questo senso, un ulteriore sconsiderato esempio per quei paesi in cerca di “prestigio” nucleare. Abbiamo costruito le più avanzate democrazie del pianeta per vivere da ostaggi, o come vittime predestinate sacrificate al rischio calcolato di pochi che si comportano da padroni del mondo? Non stiamo parlando di despoti riconosciuti, ma anche di capi di stato sedicenti liberali e democratici che ritengono nei fatti i cittadini come loro proprietà.
Più di due secoli fa Kant, sosteneva: «Quale diritto ha lo Stato di servirsi dei suoi propri sudditi per muover guerra ad altri Stati, di impiegare e di mettere così in gioco i loro beni e anzi la loro vita stessa?» Si tratta, prosegue Kant, della pretesa di trattare i propri sudditi come «piante o animali domestici di sua proprietà, che si possono adoperare, consumare e distruggere (far morire)» (I.Kant, Scritti politici, Utet, 2010, pp. 535-536). L’associazione Costituente Terra, presieduta da Luigi Ferrajoli, ha partecipato a quella che può essere considerata la più grande manifestazione della diplomazia globale per la pace, portando a conoscenza degli Stati Parte – erano presenti 86 Paesi, 163 organizzazioni della società civile e 9 organizzazioni internazionali – il suo progetto di un costituzionalismo globale. Il processo di disarmo nucleare totale, per quanto a lungo termine sia, deve ricercare i presupposti per un suo realistico avanzamento, richiedendo la partecipazione degli stati nucleari per l’inverarsi del trattato stesso.
In questa prospettiva il documento congiunto di Costituente Terra e Disarmisti Esigenti individua tre vie per passare dalla proibizione alla eliminazione effettiva delle armi nucleari 1) il tavolo delle potenze nucleari per adottare il «No first use», una misura prudenziale di un patto di non primo uso e di de-allertizzazione delle testate condiviso dalle potenze nucleari; 2) una riproposizione degli accordi di Helsinki del 1975 configurabili in una Helsinki 2 in cui un dialogo da riaprirsi con la Russia allontanerebbe il rischio di una guerra estesa ai Paesi Baltici a minoranza russa e bielorussa.
In questa direzione merita grande attenzione e supporto la proposta di Olga Karatch, di “Our House”, di lottare per la creazione di una zona demilitarizzata nell’area che interessa il confine tra Russia, paesi Baltici, Bielorussia, Polonia e Ucraina. Così come merita di essere integrata in un documento strategico comune anche la richiesta di “Mondo senza guerre e senza violenza” di fare del golfo di Trieste un’area libera da armi nucleari sulla base del Trattato di pace con l’Italia del 1947 e della risoluzione 16 del Consiglio di sicurezza dell’Onu che aveva istituito il Territorio libero di Trieste quale Stato disarmato e neutrale.
L’eliminazione totale delle armi nucleari, nella migliore delle ipotesi, senza dover passare per l’olocausto nucleare, può ottenersi solo in un processo a lungo termine. Questa necessaria gradualità non significa sottrarre radicalità al Tpan, così come il Tpan, a sua volta, non diminuisce la forza del piano per un disarmo totale e per l’eliminazione delle guerre, che è la vera ragione d’essere dell’Onu e che, nel progetto della Costituzione della Terra trova espressione negli articoli 52: con il divieto di produzione di commercio e di detenzione dei beni micidiali (le armi nucleari, le altre armi di offesa e di morte, i droni omicidi, le droghe pesanti, le scorie radioattive, le emissioni di gas serra e tutti i rifiuti tossici; nell’art. 53: con la messa al bando delle armi e il monopolio pubblico della forza; nell’art. 77: con il superamento degli eserciti nazionali.
Non si tratta di fantascienza. Ma della terza e più radicale via che abbiamo indicato nel working paper allegato agli atti della Conferenza Onu e la cui sostanza ha precedenti storici, come del resto la proposta di una Helsinki II sulla base della quale si era arrivati a negoziare l’ingresso della Russia nell’Alleanza atlantica. Il precedente è in una dichiarazione del presidente degli Stati Uniti Kennedy pronunciata nella sede delle Nazioni Unite dopo l’assassinio del Segretario generale dell’Onu Dag Hammarskjöld, in cui prospettava «un disarmo generale e completo … sia nucleare che convenzionale, fino ad abolire tutti gli eserciti e tutte le armi, tranne quelle necessarie per l’ordine interno e una nuova Forza di Pace delle Nazioni Unite».
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