Cari Amici,
Dopo una debole tergiversazione, con la spinta determinante del presidente Biden, che intanto farà costruire i suoi carri Abrams allo stesso scopo, il cancelliere tedesco Sholz ha dato il via libera alla distribuzione di carri armati tedeschi a tutti i fornitori di armamenti all’Ucraina per la guerra contro la Russia e la riconquista dei territori perduti dall’Ucraina a cominciare dalla Crimea. Secondo gli strateghi che siedono a Kiev e qualcuno (ma non tutti) quelli che siedono a Washington, questi carri multinazionali dovrebbero bastare a far vincere la guerra a Zelensky, cosa peraltro del tutto improbabile, ma possibile agli Stati Uniti e alla NATO attraverso i militari ucraini per alcuni mesi addestrati ad usarli. In tal modo settant’anni dopo l’”Operazione Barbarossa” vedremo di nuovo i Panzer tedeschi avanzare nella pianura d’Ucraina per sconfiggere la Russia non più sovietica. Intanto se ne sarà molto parlato negli spettacoli televisivi e a Sanremo.
In tal modo andrà in scena il sempre esorcizzato e mai escluso conflitto tra la NATO e la Russia in Europa. E dopo? Potrà ancora sussistere l’ONU, quando gli alleati di ieri, diventati i nemici di oggi, come Membri Permanenti del Consiglio di Sicurezza dovrebbero stare insieme per salvaguardare la pace e la sicurezza del mondo, mentre sono intenti a distruggerle? E siamo sicuri che questa volta, per non scomparire, la Russia invece di versare nell’olocausto 26 milioni e 600.000 morti, non sarà indotta a difendersi col “primo uso”, oggi ammesso e rivendicato da tutti, dell’arma nucleare?
Per restare sul piano delle notizie, al netto delle valutazioni politiche, si può aggiungere che secondo il documento su “La Strategia della Sicurezza Nazionale” pubblicato dal presidente Biden il 12 ottobre scorso, non la Russia è il nemico più importante degli Stati Uniti, ma è la Cina a rappresentare la “sfida culminante” nel prossimo decennio e nei decenni successivi, a causa della sua intenzione e capacità di “rimodellare l’ordine internazionale a favore di un ordine che inclini il campo di gioco globale a suo vantaggio”. Pochi giorni dopo, il 27 ottobre, un documento operativo sulla “Strategia della Difesa Nazionale degli Stati Uniti” pubblicato dal Segretario alla Difesa Lloyd Austin, illustrava in che modo l’immenso potenziale americano sarebbe stato predisposto a sostenere con la deterrenza questa sfida con la Repubblica popolare cinese per “scoraggiare l’aggressione”, non essendo il conflitto “né inevitabile né auspicabile” ma anche a essere pronto “a prevalere nei conflitti quando sarà necessario”. Tutto questo però secondo la Casa Bianca gli Stati Uniti hanno intenzione di farlo insieme con “l’impareggiabile rete di alleanze e partnership dell’America”. Questi partners nello stabilire l’ordine del mondo sono chiamati in causa 167 volte nel documento strategico del presidente Biden e, attraverso la NATO, di cui si annunzia l’estensione sul fianco orientale dell’Europa con l’inclusione anche di Svezia e Finlandia, ne facciamo parte anche noi.
Questo sembra in contrasto con le dichiarazioni del nostro ministro degli Esteri Tajani che rispondendo a una domanda di Lucia Annunziata sul primo canale della RAI ha detto domenica scorsa che l’Italia, pur fedele all’Ucraina, non è in guerra con la Russia e, si suppone, nemmeno con la Cina.
Non tutti credono però che sarà sempre così: secondo Massimo Giannini, direttore de “La Stampa”, che lo ha detto a Fabio Fazio nello stesso giorno nella trasmissione “Che tempo che fa”, se la guerra continua si può pensare che dovremo andare a farla anche noi. Già Zelensky, nella sua comparsa l’anno scorso sullo schermo di Montecitorio, aveva parlato di Genova come di una possibile Mariupol, ma è la prima volta, dopo il 25 aprile 1945, che qualcuno prevede che l’Italia possa entrare di nuovo in una guerra mondiale.
La Presidente Giorgia Meloni, che ha detto di voler salvare l’Italia col suo governo nei prossimi cinque anni, potrebbe forse salvarci da questo destino.
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