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Newsletter n. 140 del 23 novembre 2023 – La differenza

È stato raggiunto un accordo per una tregua di quattro giorni nella carneficina di Gaza. L’intesa prevede lo scambio di cinquanta ostaggi in mano ad Hamas con 150 profughi palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. Inoltre, sarà consentito l’ingresso nella striscia di “centinaia di camion di aiuti umanitari, medici e carburante”. All’intesa ha dato la sua adesione anche Hezbollah. I negoziati continuano ma Netanyahu ha avvertito che dopo la pausa la guerra continuerà. Il ministro degli esteri, Eli Cohen, ha spiegato che “Il significato del ‘cessate il fuoco’ è che dopo il fuoco non c’è una sua ripresa. Noi parliamo invece di una pausa il cui scopo è la liberazione di ostaggi. Sono due concetti del tutto diversi. La differenza è enorme”.

È infatti enorme la differenza tra la guerra e la pace. E la tragedia è proprio questa, che la guerra si concede una pausa per riprendere ancora più incondizionata di prima. E ciò perché questa non è neanche degna di essere chiamata guerra, perché le guerre si fanno per ottenere qualcosa, che è la posta in gioco della guerra. Invece questa è una guerra che ha per fine la negazione reciproca dell’esistenza dell’altro. E attraverso un rovesciamento di ciò, nella costruzione di una umana convivenza tra i membri del popolo palestinese e i cittadini ebrei dello Stato di Israele, che può istituirsi, non una tregua, ma la pace.

Nel sito pubblichiamo due letture della crisi, una di Marcella Delle Donne, Guerra e Vendetta”, l’altra è un intervento di Raniero La Valle Delenda Carthago” a un convegno sulla Palestina tenutosi il 18 novembre alla Casa delle Donne di Roma.