Cari Amici,
tra i buoni auspici scaturiti dall’incontro del G 20 che si è tenuto con grande sfoggio di occasioni turistiche a Roma, c’è quello di piantare in giro per il mondo un miliardo di alberi entro il 2030, per calmierare, in modo ben più efficace che mediante il risparmio energetico, l’invasione dell’anidride carbonica nell’atmosfera. Per il resto, a cominciare dalla prospettiva di ridurre il riscaldamento climatico a 1 grado e mezzo entro il 2050 (ma l’India ha già detto che lo farà per il 2070) gli auspici non sono stati resi molto credibili, tanto che il segretario generale dell’ONU, Gutierrez, ha espresso papale papale tutta la sua delusione per i risultati raggiunti. Perciò appare più realistico spostare il bilancio del vertice sul fronte dei sogni, come del resto ha fatto Draghi dicendo che è stato un successo anche solo il poter “ mantenere vivi i nostri sogni” in ciò interpretando puntualmente, ma un po’ troppo letteralmente, la profezia di Gioele: “i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni”.
Quello che è mancato al G 20, che del resto fu inventato nel 1999 a beneficio dei suoi primi 7 membri per dare ali alla finanza mondiale, è stato un progetto globale per il futuro del mondo e la visione dei mezzi atti a conseguirlo; il futuro infatti non è solo clima, ma una buona convivenza umana nell’armonia di culture, lingue e genti diverse, guerre dismesse e giustizia realizzata, universalità di diritti e istituzioni capaci di attuarle, sotto la sovranità riconosciuta di una Costituzione pensata e promulgata per tutta la terra. È vero che il presidente Draghi ha identificato nel multilateralismo lo strumento essenziale per stabilire regole adeguate a questo obiettivo, ma esso non può contrarsi a coinvolgere alcuni, anche se ricchi, e non tutti i Paesi, né può partire col piede sbagliato di una contrapposizione tra pretese egemonie, dando per scontata una conflittualità tra quello che fu l’Occidente e grandi Paesi come la Russia e la Cina, con un mondo “Terzo” a fare da spettatore o complice.
Questi sono i limiti della costruzione di un assetto globale, che rimbalzano da Roma a Glasgow, e questo è il cimento a cui la politica è chiamata a confrontarsi: sogni, visioni, ma anche decisioni responsabili e azioni effettive. A cominciare già oggi, non da ipotetiche date negoziate per il futuro.
In “Biblioteca di Alessandria” pubblichiamo un riassunto delle conclusioni del G20, il cui testo in Inglese si può trovare qui. Nel sito Costituente Terra una notizia sul respingimento dei migranti in Libia e un articolo su una nuova violazione israeliana dei diritti palestinesi.
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