Cari Amici,
mentre la Natura insorge con la sua violenza e questa volta sono le Marche a pagarne le spese, giunge il momento della scelta elettorale in Italia. Rispetto ad essa non possiamo fare altro che esortare di andare alle urne e votare nel modo più corrispondente al fine di bloccare la guerra e contrastare chi la alimenta procurando l’invio di sempre nuove armi a una delle due parti in conflitto. Mettere il mondo fuori della guerra, ed escluderne il ripetersi nel futuro, oltre che servire alla vita è la precondizione essenziale perché torni ad essere storicamente e politicamente plausibile il nostro obiettivo di un costituzionalismo mondiale e di una Costituzione della Terra.
Ci corre anche l’obbligo di un chiarimento sulla portata di quanto ha detto papa Francesco parlando coi giornalisti sull’aereo nel viaggio di ritorno dal Kazakhstan. La sua frase sul diritto di difesa (che da tutti del resto è stato sempre considerato un “diritto naturale”) ha fatto dire che egli avesse abbandonato la sua posizione alternativa rispetto alla guerra in Ucraina, fino a legittimare l’invio di armi a Zelensky. Ciò che egli ha detto in effetti è che dare le armi è una “decisione politica”, che deve essere valutata in sede morale: è immorale se le intenzioni sono quelle di “provocare più guerra o di vendere le armi o di scartare quelle armi che a me non servono più…”, morale invece se essa è finalizzata alla difesa, quando “difendersi è non solo lecito, ma anche una espressione di amore alla Patria. Chi non si difende, chi non difende qualcosa, non la ama, invece chi difende, ama”.
Per valutare questa dichiarazione occorre osservare varie cose. Anzitutto essa è fatta in uno scambio informale con i giornalisti, nel quale è inevitabile una certa improvvisazione e un minore controllo di ogni parola. In secondo luogo essa è fatta nel contesto, confermato, di una radicale opposizione alla guerra e alle armi di qualsiasi tipo e per qualunque uso: “ La guerra in se stessa è un errore, è un errore! E noi in questo momento stiamo respirando quest’aria: se non c’è guerra sembra che non c’è vita”. E ancora: “in questo momento quante guerre sono in corso? Ucraina-Russia, adesso Azerbaijan e Armenia; poi c’è la Siria, dieci anni di guerra: che cosa succede lì, perché non si ferma? Quali interessi muovono queste cose? Poi c’è il Corno d’Africa; poi il nord del Mozambico; e l’Eritrea che è accanto all’Etiopia; poi il Myanmar, con questo popolo sofferente che amo tanto, il popolo Rohingya, che gira, gira e gira come uno zingaro e non trova pace. Ma siamo in guerra mondiale, per favore…”
In ogni caso potremmo aggiungere che non c’è solo la difesa con le armi, ma molte forme di difesa non violenta, a cominciare dalla politica e dalla prudenza dei governanti che non dovrebbero esporre i loro popoli a inutili e colpevoli rischi.
Nello stesso contesto il papa ha portato ad esempio quello che hanno fatto i portuali di Genova che si sono rifiutati di caricare armi per una delle guerre in corso: «Poi c’è l’industria delle armi. Questo è un commercio assassino. Qualcuno mi diceva – ha spiegato il Papa – che se si smettesse per un anno di fare le armi si risolverebbe tutta la fame nel mondo… Fame, educazione… niente, non si può perché si devono fare le armi. A Genova, alcuni anni fa, è arrivata una nave carica di armi che doveva passarle a una nave più grande che andava in Africa, vicino al Sudan, credo al Sud Sudan… Gli operai del porto non hanno voluto farlo. Gli è costato, ma è un fatto che dice: “No, io non collaboro con questo, con la morte”». Inoltre il papa ha risposto a una giornalista polacca che voleva indurlo a rifiutare ogni dialogo con la Russia con l’argomento che “c’è una linea rossa oltre la quale non si dovrebbe dire: siamo aperti al dialogo con Mosca”; a questa provocazione il papa ha risposto che il dialogo si deve fare sempre, anche “con gli Stati che hanno incominciato la guerra” come “sembra”, perché “sempre c’è la possibilità che nel dialogo si possano cambiare le cose, anche offrire un altro punto di vista, un altro punto di considerazione… Il dialogo si deve fare, anche se “puzza” ma si deve fare. Sempre un passo avanti, la mano tesa, sempre! Perché altrimenti chiudiamo l’unica porta ragionevole per la pace”.
Inoltre c’è da osservare che questo dialogo è avvenuto nel contesto delle imminenti elezioni politiche in Italia, nelle quali il Papa, rovesciando tante indebite interferenze del passato, ha preso la giustissima decisione di non intervenire in alcun modo, anche col motivo che la politica italiana non la capisce; se avesse dichiarato immorale l’invio delle armi all’Ucraina da parte dell’Italia e di Draghi, avrebbe di fatto invitato a votare per Unione Popolare o i Cinque Stelle, che ne sono gli unici oppositori, cosa che ovviamente non voleva fare.
Infine, interrogato sull’Occidente, il papa non ha fatto nessuno sconto sugli errori e i peccati dell’Occidente. A cominciare dal Mediterraneo, che “oggi è il cimitero più grande, non dell’Europa, ma dell’umanità”.
In riferimento alle citate prossime elezioni, pubblichiamo sul sito un articolo di Domenico Gallo che mette in guardia dal rischio di “sfasciare la democrazia”, e l’elenco dei candidati che hanno firmato l’impegno, proposto da “Costituente Terra”, e da molti elettori di “Chiesa di tutti Chiesa dei poveri”, “Laudato sì” e altre associazioni ugualmente ispirate, per un Protocollo sul ripudio della guerra da far varare dal prossimo Parlamento e far adottare da tutti gli Stati.
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