La notizia che la pandemia abbia portato gli Stati Uniti alla testa della triste classifica mondiale dei contagi e dei decessi e, nel contempo, causato finora oltre 20 milioni di disoccupati, difficilmente riassorbibili nel mercato del lavoro, conduce ad inevitabili considerazioni che sconfessano uno dei fondamenti su cui è costruita la Costituzione americana: “ tutti gli uomini sono stati creati uguali… dotati di Diritti inalienabili, fra questi la Vita, la Libertà, la ricerca della Felicità”. Infatti, la situazione di precarietà socio-sanitaria degli USA poggia su uno storico, e ancor solido modello liberista, gravato dal più elevato tasso di privato conosciuto in ogni ambito delle organizzazioni sanitarie dell’Occidente con l’effetto inevitabile di divaricare le diseguaglianze sociali fino alla rottura con conseguenze incalcolabili, estensibili in ogni piega della società.
Difficile mantenere intatti ideali tanto alti, addirittura di stampo teleologico, se perfino la American Medical Association nel 2007 ha dichiarato pubblicamente la sua “contrarietà alla Riforma sanitaria per un possibile deragliamento del sistema sociale verso un modello d’impianto socialista” di fronte alla volontà e alle iniziali misure dell’Amministrazione Obama di estendere, a fasce bisognose di popolazione, la gratuità dei diritti assistenziali.
Al di là delle enunciazioni e contrapposizioni di principio i dati essenziali parlano chiaro: negli USA soltanto il 7% di ospedalità è pubblica, la copertura assicurativa privata (quasi sempre parte integrante dei contratti di lavoro) è appannaggio dell’84% della popolazione per quanto attiene la Medicina di base, però spesso gravata del costo di farmaci e di assenze di soccorsi notturni, oltre 45 milioni di cittadini americani restano privi di copertura sanitaria a causa di disoccupazione temporanea o permanente, di cui meno della metà risulta in grado di acquistarne una, ma sempre con carattere di parzialità assistenziale, e con l’altra metà che può soltanto ovviare all’assenza di assicurazione accedendo all’Ospedale pubblico della Contea, spesso strutturalmente e organizzativamente degradato e con lunghissime file d’attesa a cominciare dal Servizio diurno e notturno di pronto soccorso fino alle prestazioni diagnostiche e terapeutiche essenziali programmabili nel tempo.
Nel 2019 il costo medio di una polizza di assicurazione sanitaria per una singola persona è ammontato a 5.000 dollari per anno: un costo, comunque, variabile perché proporzionato a età, condi¬zioni attuariali e pregresse di salute e ai rischi, su base statistica, per malattie prossime e future a causa di esposizioni lavorative ed ambientali e per presunte predisposizioni familiari fondate su tecnicismi algoritmici indiscutibili da parte del “cliente”, ma spesso puro esercizio retorico corredato da dati ascientifici.
Adottando questi criteri generali una persona fra i 55 e i 64 anni si trova a pagare premi assicurativi medi del 30% in più. Le assicurazioni, infatti, tendono a privilegiare le prestazioni più semplici, a basso costo ma a rendimento elevato mentre trascurano decisamente le situazioni che potrebbero rivelarsi gravate da complessità assistenziali, alti costi e profitti complessivi incerti.
Non c’è da meravigliarsi, dunque, che nell’ampia platea dei non assistiti si ritrovi normalmente anche oltre un milione di famiglie del ceto medio nonostante gli introiti annui ammontino a 75-80.000 dollari.
Questi criteri aziendali generali, applicati con precisione geometrica e sempre a maggior garanzia delle compagnie assicuratrici, unitamente alle inefficienze del settore pubblico, creano una caduta della tutela sanitaria ed assistenziale, contribuendo fortemente a contraddire il perseguimento dei “Diritti inalienabili” esposti nella Costituzione propriamente in quelle fasce socialmente deboli (ma non solo!) che presentano i maggiori rischi di ammalarsi e necessità di ampie pro¬tezioni socio-sanitarie.
In sostanza, le differenze socio-economiche risultano macroscopiche soprattutto nelle disuguaglianze delle condizioni e delle opportunità di accedere a diritti fondamentali quali il Sistema diagnostico-curativo ed assistenziale (non esistono gli screening pubblici né tantomeno principi applicati di prevenzione primaria), senza contare le inadeguatezze scolastiche e dei servizi in genere insite in quartieri-dormitori. Le famiglie dalle condizioni precarie e medio-basse di fatto ne sono escluse.
Con Obama il numero dei non assistiti venne dimezzato, con Trump il tasso dei non assistiti ha subito un’impennata nel quadro di misu¬re adottate per annullare i costi della Riforma Obama stimati in circa il 25% superiore al preesistente budget sanitario federale. Le spese militari, al contrario, sono aumentate di oltre il 10% come stabilito nel programma di Trump intitolato Nuove fondamenta per la grandezza dell’America, incurante delle differenti condizioni tra quanti vivono in Stati con premi assicurativi di alto valore assistenziale, come Alaska e Arizona, e quanti in Stati con premi di basso valore assisten¬ziale, come Massachusetts e Washington.
Inoltre, le assicurazioni non badano a problematiche familiari, lavorative ed assistenziali, non si occupano di don¬ne in gravidanza, di infanzia, di coloro che hanno perso il lavoro e dunque quel minimo di copertura sanitaria, che non hanno un tetto sotto cui ripararsi e di che sostenersi, di coloro che soffrono di squilibri psichici, di persone anziane, le quali con l’avanzare dell’età subiscono incrementi di spesa assicurativa fino a tre volte, ammesso che residui reddito vitale sufficiente a sostenerli, ecc.
Resta contraddittorio il confronto fra impegno economico americano in sanità e quello europeo, per sua natura a carattere universalistico: Per la spesa sanitaria, pubblica e privata, l’Italia spende circa il 7% del Pil, Francia e Germania attorno all’8.5%, gli USA il 18%. Ci troviamo di fronte ad un sistema costoso che scontenta larga parte degli americani e che persegue la direzione diametralmente opposta alla promessa, per tabula costituzionale, unica nel costituzionalismo di tutti i tempi: “la ricerca della Felicità”. Un commento a mio parere adatto per commentare questo paradosso è l’incipit di Resurrezione: “ Gli uomini consideravano che sacro e importante fosse non quel mattino di primavera, non quella bellezza del mondo di Dio, donata per il bene di tutte le creature – bellezza disposta per la pace, l’accordo e l’amore – ma che sacro e importante fosse quel che loro stessi avevano escogitato per dominare gli uni sugli altri ” (Lev Tolstoj, Resurrezione, ed. Mondadori 1997).
Francesco Domenico Capizzi*
* Già docente di Chirurgia generale nell’Università di Bologna e direttore della Chirurgia generale degli Ospedali Bellaria e Maggiore di Bologna
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