Che i ragazzi vadano dai potenti

Gustavo Zagrebelsky: i giovani sono il futuro, hanno diritto a un avvenire non avvelenato dalla violenza, dalla distruzione e dalla morte

Pubblichiamo la lettera con cui il prof. Zagrebelsky, presidente emerito della Corte Costituzionale, come molti altri firmatari, spiega i motivi della sua adesione alla lettera al Papa:

Aderisco all’iniziativa di una lettera al Papa, ringraziando dell’occasione che mi è stata data di fare qualcosa: qualcosa per quel che ci riguarda, poi la Provvidenza forse, se ce lo meritiamo, trarrà conseguenze benefiche.
Aggiungo un pensiero. Questa sera ho assistito a un concerto della orchestra venezuelana Abreu, fatta di giovanissimi e giovani che hanno eseguito magnificamente con passione, gioia e disciplina niente meno che la prima sinfonia di Mahler. Alla fine, loro ridevano e si abbracciavano. Il pubblico, fatto di persone come noi, piangeva letteralmente dalla commozione. Che cosa dice questo contrasto? Lei dirà, forse: che cosa c’entra? A me è apparso chiaro il collegamento. Noi siamo vecchi, abbiamo vissuto, abbiamo le nostre colpe. Ma i ragazzi, no. Loro sono innocenti e non c’è male maggiore che il dolore inferto agli innocenti. Non c’è bisogno che lo dica Dostoevskij. Chiunque capisce. Il male della guerra e della distruzione è un male all’ennesima potenza, totalmente ingiustificato, se si guarda ai bambini, ai ragazzi, ai più giovani che dovrebbero avere davanti a sè un avvenire di pace, di creatività, di gioia.
Questa è la premessa a una proposta d’integrazione al documento, di per sè assai nobile (se è ancora possibile lavorarlo). Perchè non proporre che la persona inviata dal Papa, che sia la Merkel o chiunque altro, sia accompagnata da un gruppo di ragazzi di tutto il mondo, in rappresentanza della vita che sta davanti alla loro generazione, che rischia d’essere privata d’un bene fondamentale come è la speranza di un avvenire non avvelenato dalla violenza, dalla distruzione e dalla morte?
Mi scusi per questa che non vuol essere una divagazione, ed è il riflesso dell’impressione che mi ha fatto questa orchestra di ragazzi strappati dalla strada e dalle favelas e seriamente impegnati a costruire un futuro di responsabilità e bellezza per loro stessi e per tutti.

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