IL MONDO CHE CHIEDE LA PACE

Mentre la NATO e l’Europa ostacolano le trattative la grande maggioranza dei popoli e una parte della stessa società americana reclamano un passaggio alla diplomazia. Il vertice di Hiroshima

Medea Benjamin e Nicolas JS Davies (*)

Mentre la NATO e l’Europa ostacolano le trattative la grande maggioranza dei popoli e una parte della stessa società americana reclamano un passaggio alla diplomazia. Il vertice di Hiroshima

Medea Benjamin e Nicolas JS Davies (*)

La decisione iniziale degli Stati Uniti e dei Paesi membri della NATO di aiutare l’Ucraina a resistere all’invasione russa ha avuto un ampio sostegno dell’opinione pubblica. Però la natura della guerra e il ruolo degli Stati Uniti in essa sono cambiati quando i negoziati di pace  avviati all’inizio in modo promettente sono stati bloccati e si è fatta la scelta di prolungare deliberatamente il conflitto, facendone un’opportunità per  incalzare la Russia e indebolirla, rendendo così i leader occidentali parti  attive in una guerra nella quale  però non mettere in gioco le proprie forze.

 

L’incontro tra G 7 e Paesi del Sud a Hiroshima

Quando ora il Giappone ha invitato i leaders di Brasile, India e Indonesia a partecipare al vertice del G7 a Hiroshima (19-21 maggio 2023) si sono accesi barlumi di speranza che fosse un forum in cui  queste Potenze emergenti  del Sud del mondo potessero discutere la loro posizione in favore della pace in Ucraina con i ricchi Paesi occidentali del G7 militarmente alleati con l’Ucraina e rimasti refrattari finora  alle politiche di pace.
Ma non è stato così. I  leaders del Sud del mondo sono stati costretti a sedersi e ascoltare mentre i loro ospiti enunciavano i loro ultimi piani per inasprire le sanzioni contro la Russia e alzare il livello della guerra con l’invio di aerei F-16 costruiti dagli Stati Uniti in Ucraina.

 

Molti Paesi hanno perorato la fine del conflitto

Il vertice del G7 è stato in netto contrasto con gli sforzi di leaders di tutto il mondo che stanno cercando di porre fine al conflitto. In passato, i leaders di Turchia, Israele e Italia si sono fatti avanti per cercare di mediare. I loro sforzi hanno dato i loro frutti nell’aprile 2022, ma sono stati bloccati dall’Occidente, in particolare dagli Stati Uniti e dal Regno Unito, che non volevano che l’Ucraina in modo  indipendente stipulasse un accordo di pace con la Russia.
Ora che la guerra si trascina da oltre un anno senza una fine in vista, altri leaders  si sono fatti avanti per cercare di spingere entrambe le parti al tavolo dei negoziati. In un nuovo intrigante sviluppo, la Danimarca, che è un Paese della NATO, si è fatta avanti per offrirsi di ospitare colloqui di pace. Il 22 maggio, pochi giorni dopo la riunione del G-7, il ministro degli Esteri danese Lokke Rasmussen ha affermato che il suo Paese sarebbe pronto a ospitare un vertice di pace a luglio se Russia e Ucraina accettassero di parlarsi.
“Dobbiamo impegnarci per creare un impegno globale per organizzare un tale incontro”, ha affermato Rasmussen, sostenendo che ciò richiederebbe il sostegno di Cina, Brasile, India e altre nazioni che hanno espresso interesse a mediare in vista di colloqui di pace. Avere un membro dell’UE e della NATO che promuove i negoziati potrebbe rappresentare  un cambiamento nel modo in cui gli europei vedono il percorso da seguire in Ucraina.

I cinque milioni di rifugiati

A riflettere questo cambiamento è anche un rapporto di Seymour Hersh, che cita fonti dell’intelligence statunitense, secondo cui i leader di Polonia, Repubblica ceca, Ungheria e dei tre Stati baltici, tutti membri della NATO, stanno parlando con il presidente Zelenskyy della necessità di porre fine alla guerra e iniziare la ricostruzione ucraina in modo che i cinque milioni di rifugiati che ora vivono nei loro Paesi possano cominciare a tornare a casa. Il 23 maggio, il presidente ungherese di destra Viktor Orban ha dichiarato che  “tenendo conto del fatto che la NATO non intende  inviare truppe” era ovvio che non ci fosse “vittoria per i poveri ucraini sul campo di battaglia”  e che l’unico modo per porre fine alla conflitto fosse che Washington negoziasse con la Russia.

 

L’iniziativa di pace della Cina

Nel frattempo, l’iniziativa di pace della Cina è andata avanti, nonostante la trepidazione degli Stati Uniti. Li Hui, rappresentante speciale della Cina per gli affari eurasiatici ed ex ambasciatore in Russia, ha incontrato Putin, Zelenskyy, il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba e altri leaders europei per far avanzare  il ​​dialogo. Data la sua posizione di principale partner commerciale sia della Russia che dell’Ucraina, la Cina è in una buona posizione per impegnarsi con entrambe le parti.

 

L’iniziativa di Lula

Un’altra iniziativa è arrivata dal presidente Lula da Silva del Brasile, che sta creando un “club della pace” di Paesi di tutto il mondo per lavorare insieme per risolvere il conflitto in Ucraina. Ha nominato il famoso diplomatico Celso Amorim come suo inviato di pace. Amorim è stato ministro degli Esteri del Brasile dal 2003 al 2010 ed è stato nominato “miglior ministro degli Esteri del mondo” dalla rivista Foreign Affairs. È stato anche ministro della difesa del Brasile dal 2011 al 2014 ed è ora il principale consigliere per la politica estera del presidente Lula. Amorim ha già avuto incontri con Putin a Mosca e con Zelenskyy a Kiev, ed è stato ben accolto da entrambe le parti.

 

Il Sudafrica e i presidenti africani

Il 16 maggio, il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa e altri leaders africani sono entrati nella mischia, riflettendo quanto seriamente questa guerra stia colpendo l’economia globale attraverso l’aumento dei prezzi dell’energia e del cibo. Ramaphosa ha annunciato una missione ad alto livello di sei presidenti africani, guidati dal presidente Macky Sall del Senegal. Questi è stato,  fino a poco tempo fa, presidente dell’Unione africana e  in tale veste, si è espresso con forza per la pace in Ucraina all’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel settembre 2022.
Gli altri membri della missione sono i presidenti Nguesso del Congo, Al-Sisi dell’Egitto, Musevini dell’Uganda e Hichilema dello Zambia. I leaders africani chiedono un cessate il fuoco in Ucraina, seguito da seri negoziati per arrivare a “un quadro per una pace duratura”. Il segretario generale delle Nazioni Unite Guterres è stato informato sui loro piani e ha “accolto con favore l’iniziativa”.

 

Il Papa

Anche Papa Francesco e il Vaticano stanno cercando di mediare il conflitto. “Non abituiamoci ai conflitti e alla violenza. Non abituiamoci alla guerra», ha detto il Papa. Il Vaticano ha già contribuito a facilitare il successo degli scambi di prigionieri  tra Russia e Ucraina, e l’Ucraina ha chiesto l’aiuto del Papa per riunire le famiglie che sono state separate dal conflitto. Un segno dell’impegno del Papa è la nomina del veterano negoziatore cardinale Matteo Zuppi come suo inviato di pace. Zuppi è stato determinante nella mediazione dei colloqui che hanno posto fine alle guerre civili in Guatemala e Mozambico.

E la Russia e l’Ucraina?

Qualcuna di queste iniziative darà i suoi frutti? La possibilità di far dialogare la Russia e l’Ucraina dipende da molti fattori, tra cui la loro percezione dei potenziali guadagni derivanti dal proseguimento del combattimento, dalla loro capacità di mantenere adeguate forniture di armi e dalla crescita dell’opposizione interna. Ma dipende anche dalla pressione internazionale, ed è per questo che questi sforzi esterni sono così critici e perché l’opposizione degli Stati Uniti e dei Paesi della NATO ai colloqui deve in qualche modo essere invertita.

Il conflitto negli Stati Uniti

Il rifiuto o il rigetto da parte degli Stati Uniti delle iniziative di pace illustra il divario  tra due approcci diametralmente opposti alla risoluzione delle controversie internazionali: la diplomazia contro la guerra. Illustra anche lo scollamento tra il crescente sentimento pubblico contro la guerra e la determinazione dei politici statunitensi a prolungarla, inclusa la maggior parte dei Democratici e dei Repubblicani.
Un crescente movimento di base negli Stati Uniti sta lavorando per cambiare questa situazione:
A maggio, esperti di politica estera e attivisti di base hanno pubblicato annunci a pagamento sul New York Times e su The Hill per sollecitare il governo degli Stati Uniti a prodursi come una forza per la pace. L’annuncio pubblicato da Hill è stato approvato da 100 organizzazioni in tutto il Paese e i leaders delle comunità si sono organizzati in dozzine di distretti congressuali per consegnare tale annuncio ai loro rappresentanti.
I leaders religiosi, oltre 1.000 dei quali hanno firmato una lettera al presidente Biden a dicembre chiedendo una tregua natalizia, stanno mostrando il loro sostegno all’iniziativa di pace del Vaticano.
La Conferenza dei sindaci degli Stati Uniti, un’organizzazione che rappresenta circa 1.400 città in tutto il Paese, ha adottato all’unanimità una risoluzione che invita il Presidente e il Congresso a “massimizzare gli sforzi diplomatici per porre fine alla guerra il prima possibile, collaborando con Ucraina e Russia per raggiungere un accordo immediato”, un  cessate il fuoco e negoziaticon concessioni reciproche in conformità con la Carta delle Nazioni Unite, sapendo che i rischi di una guerra più ampia aumentano quanto più a lungo la guerra continua.
I principali leaders  ambientalisti  statunitensi hanno riconosciuto quanto sia disastrosa questa guerra per l’ambiente, inclusa la possibilità di una catastrofica guerra nucleare o di un’esplosione in una centrale nucleare, e hanno inviato una lettera al presidente Biden e al Congresso sollecitando un accordo negoziato. ​​

 

Una manifestazione internazionale a Vienna

Il 10 e l’11 giugno, gli attivisti statunitensi si uniranno agli operatori di pace di tutto il mondo a Vienna, in Austria, per un vertice internazionale per la pace in Ucraina.
Alcuni dei candidati alla presidenza, sia democratici che repubblicani, sostengono una pace negoziata in Ucraina, tra cui Robert F. Kennedy e Donald Trump.
I nostri leader devono aspettare che una guerra di logoramento omicida abbia ucciso un’intera generazione di ucraini e abbia lasciato l’Ucraina in una posizione negoziale più debole di quanto non fosse nell’aprile 2022, prima di rispondere all’appello internazionale per un ritorno al tavolo dei negoziati?
O i nostri leader devono portarci sull’orlo della terza guerra mondiale, con tutte le nostre vite in gioco in una guerra nucleare a tutto campo, prima che consentano un cessate il fuoco e una pace negoziata?
Piuttosto che fare da sonnambuli nella terza guerra mondiale o guardare in silenzio questa insensata perdita di vite umane, stiamo costruendo un movimento globale di base per sostenere le iniziative dei leaders di tutto il mondo che aiuteranno a porre rapidamente fine a questa guerra e inaugurare una pace stabile e duratura. Unisciti a noi.
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(*) Medea Benjamin e Nicolas JS Davies sono gli autori di War in Ukraine: Making Sense of a Senseless Conflict, pubblicato da OR Books nel novembre 2022. Medea Benjamin è cofondatrice di CODEPINK for Peace e autrice di numerosi libri, tra cui All’interno dell’Iran: la vera storia e la politica della Repubblica islamica dell’Iran. Nicolas JS Davies è un giornalista indipendente, ricercatori di CODEPINK. CODEPINK è una organizzazione di donne americane nata nel 2002 in opposizione alla guerra  contro l’Iraq, e si batte contro il militarismo della politica americana e contro la guerra.

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