LE MIGRAZIONI COME SFIDA AL GOVERNO DEL MONDO

Sono 281 milioni i migranti internazionali, 21 milioni i rifugiati, 4,4 milioni i richiedenti asilo. Ma nel 2020, su 1,4 milioni di persone in urgente bisogno, ne sono state ricollocate solo 22.800, in 25 Paesi

Lorenzo Cipolla

Sono 281 milioni i migranti internazionali, 21 milioni i rifugiati, 4,4 milioni i richiedenti asilo. Ma nel 2020, su 1,4 milioni di persone in urgente bisogno, ne sono state ricollocate solo 22.800, in 25 Paesi

Lorenzo Cipolla

La Giornata internazionale del migrante, istituita 21 anni fa dall’Assemblea generale delle Nazioni unite per il 18 dicembre, è un’occasione per fare il punto sull’entità e i problemi posti dal crescente fenomeno delle migrazioni planetarie.
Oggi il 3,6% della popolazione mondiale è in movimento, per decisione volontaria o perché costretta, in cerca di migliori condizioni di vita, di lavoro, di protezione dei propri diritti, di un riparo da guerre, disastri, persecuzioni, perché teme per la propria sopravvivenza. Molti di questi componenti della famiglia umana lasciano il loro Paese, tanti addirittura il loro continente, chi trovando accoglienza e chi trovando, invece, muri e indifferenza, se non ostilità. In occasione della 21esima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, il Pontefice nel suo messaggio aveva lanciato questa esortazione: “A tutti gli uomini e le donne del mondo va il mio appello a camminare insieme verso un ‘noi’ sempre più grande, a ricomporre la famiglia umana, per costruire assieme il nostro futuro di giustizia e di pace, assicurando che nessuno rimanga escluso. Il futuro delle nostre società è un futuro ‘a colori’, arricchito dalla diversità e dalle relazioni interculturali. Per questo dobbiamo imparare oggi a vivere insieme, in armonia e pace”.
L’entità del fenomeno migratorio
Secondo i dati dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, nel 2020 si contavano 281 milioni di migranti internazionali. Oltre la metà di questi, il 52%, in Europa e in Nord America, e 177 milioni (62%) provenienti da Paesi di medio reddito. Da vent’anni – tra il 2000 e il 2020 – però si assiste a un aumento proporzionale nella provenienza dai Paesi a basso reddito. La metà delle persone migranti risiede poi nella medesima regione del mondo, per esempio il 70% dei migranti europei resta nel Vecchio Continente mentre il 63% dei migranti subsahariani si sposta sempre nella zona dell’Africa subsahariana.
Provenienza e arrivo
Nel ventennio preso in esame nel rapporto International Migrant Stock 2020 del Dipartimento di Economia e Affari Sociali delle Nazioni Unite, i principali Paesi di destinazione non sono variati molto. Ricorrono infatti gli Stati Uniti, la Federazione russa, la Germania, il Regno Unito, la Francia, l’Arabia Saudita, il Canada e l’Australia, con le sole variazioni di Spagna e Emirati Arabi Uniti che nel 2020 prendono il posto di Ucraina e India. Per quanto riguarda le partenze, si rileva invece un aumento del numero di persone migranti dall’Asia.
Nel macro-fenomeno della mobilità umana, si comprendono anche la migrazione interna e gli Internally displace persons. La prima, nel 2010, riguardava 740 milioni di persone, secondo dati dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM), e sarebbe dovuta, nei Paesi in via di sviluppo o basso reddito, a conflitti o alle difficoltà di accesso al bene comune. Gli IDP, cioè gli sfollati interni, sono quelle persone costrette a lasciare la propria casa in seguito a scontri o disastri naturali senza però attraversare un confine internazionale riconosciuto. A dicembre del 2020 se ne contavano oltre 48 milioni, 12,2 dei quali in Estremo Oriente e nell’area del Pacifico, 9,6 in Asia meridionale, 11,1 milioni nell’Africa sub sahariana.
Richiedenti asilo e rifugiati
Sui media ricorrono spesso i termini richiedenti asilo e rifugiati, dei quali può essere utile fornire una definizione. I primi sono, scrive l’Agenzia delle Nazioni unite per i Rifugiati (UNHCR), “le persone che hanno lasciato il loro Paese d’origine, hanno inoltrato una richiesta di asilo in un’altra nazione”, e secondo gli ultimi dati l’ UNHCR riporta che si tratta di quasi due milioni di persone nel mondo. Il “rifugiato” è definito dall’articolo 1A della Convenzione di Ginevra del 1951 come colui “che temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori del Paese di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese”, “oppure che, non avendo cittadinanza e trovandosi fuori dal Paese in cui aveva residenza abituale in seguito a tali avvenimenti, non può o non vuole tornarvi per il timore di cui sopra”. Da settant’anni, la protezione internazionale – la sicurezza e il godimento dei diritti umani fondamentali – dei rifugiati è il “cuore” del mandato dell’agenzia Onu. Al dicembre 2019 i rifugiati erano 21 milioni di persone, 4,4 milioni i richiedenti asilo. Il 68% dei rifugiati proveniva da cinque Paesi. La Siria, dilaniata da un conflitto che va avanti da dieci anni, il Venezuela, l’Afghanistan, il Sud Sudan e Myanmar. Il 73% era ospitato dai Paesi confinanti, cioè Turchia, Colombia, Pakistan e Uganda, più la Germania. Nel 2020, su 1,4 milioni di persone in urgente bisogno, ne sono state ricollocate solo 22.800, in 25 Paesi.

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