L’intelligenza artificiale va alla guerra

Con gli algoritmi messi in campo da Israele a Gaza la capacità di colpire e uccidere è stata aumentata di 300 volte. Una fabbrica tecnologica chiamata “Vangelo”. Una svolta per l’industria militare

Strettoia di Gaza: ha una superficie inferiore al comune di Ferrara, vi sono ammassati 2,4 milioni di umani, gli sfollati ammontano a 1,8 milioni, 3 abitanti su 4. I minori di età inferiore ai 14 anni sono 1,1 milioni, cioè il 47% della popolazione. In 2 mesi di guerra si contano 20mila palestinesi morti. Tutti in trappola: un tempo non avrebbero voluto fuggire, non avrebbero concepito di abbandonare le attività, il loro passato, le abitazioni messe su con fatica e sacrifici enormi. Oggi in tanti vorrebbero scappare ma non possono, nessuno li vuole. Altri non vogliono che si ripeta l’esperienza dell’esodo, la Naqba del 1948.

Sotto i bombardamenti incalzanti la vita stremata si barcamena tra lo strazio e l’indifferenza. In condizioni di  atrocitàinenarrabili vivere non importa più di tanto. La fabbrica tecnologica, messa a punto dalla macelleria di carne umana del XXI secolo a scopo “difensivo”, si chiama Habsora [הבשורה ] che vuol dire Vangelo. Proprio così:  Vangelo. È il sistema di intelligenza artificiale impiegato da Israele per rendere più performante e rapida l’ecatombe su vasta scala. Habsora svolge con puntuale diligenza la sua funzione come da protocollo, tra il plauso degli strateghi e degli aspiranti Stranamore. Uno degli effetti è stato il raddoppio degli obiettivi da colpire, tra cui i matarot otzem [עוצם מטרות], i bersagli importanti, decisi dagli algoritmi elaborando una quantità impressionante di dati raccolti meticolosamente da tempo dalla intelligence israeliana. I Servizi israeliani per anni sono stati di fatto molto intraprendenti e vigili, tranne che negli ultimi momenti, quando Hamas e le milizie collaterali hanno perpetrato i massacri del 7 Ottobre. Non è dato discernere nel groviglio delle anomalie occorse (quelle note, s’intende) i fattori realmente fortuiti dagli altri

Il “Vangelo” non ha fatto in tempo ad esibirsi nelle sue forme, antitetiche allo spirito del suo nome, che già un esperto di dottrina militare statunitense, ex funzionario della Casa Bianca, profetava come un necroforo di fronte a campi di sterminio imminenti: “Other states will watch and learn”. Come dire che il business delle armi basate sull’AI si è avviato verso un trend di crescita verticale. Crepi l’astrologo ma, nessuno si illuda, la  profezia ha forti probabilità di avverarsi. Insomma la classe dirigente israeliana può vantarsi anche di quest’ultimo primato raccapricciante, di omicidi su vasta scala perpetrati grazie alla AI, sotto la copertura di  una legalità apparente. Un guinness che supera di gran lunga tutti gli altri raggiunti dai sistemi d’arma. Si tratta di un giro di boa dalle conseguenze ancora imprevedibili sotto molti aspetti, non solo militari: a scegliere e decidere chi deve morire è un superautoma. Migliaia di palestinesi sono le cavie idonee, a bassissimo costo, bersagli convenienti anche per testare e mettere a punto il sistema, una opportunità colta al volo. Le vittime collaterali non sono un problema né per l’una né per l’altra parte, al netto delle proporzioni.  Un’ informazione da sola può rendere l’idea degli ordini di grandezza di cui si parla. La si raccoglie dall’intervista rilasciata dal generale Aviv Kochavi, già capo di stato maggiore delle Forze armate israeliane, al  quotidiano Ynet il 30 giugno 2023: “Nell’Operazione Guardian of the Walls [nome del conflitto tra israele e Hamas nel Maggio 2021, ndT] questa  macchina dopo l’attivazione generava 100 nuovi bersagli ogni giorno. Nel passato avremmo prodotto 50 obiettivi a Gaza in un anno. Ora questa macchina ha creato 100 obiettivi in un solo giorno, il 50% dei quali sono stati attaccati.” Oggi quindi la “Combat effectiveness” raggiunta con il “Vangelo” è oltre 300 volte rispetto a pochi anni fa, cioé la capacità di colpire e uccidere è stata potenziata di 300 volte, a parità di altri fattori. Non è azzardato intravedere in questa innovazione dei sistemi d’arma una spinta inquietante verso la  transizione dallo “stato di emergenza” allo “stato di eccezione”, l’Ausnahmezustand di Carl Schmitt. Oltre ai  molteplici ed enormi guasti della guerra in corso a Gaza, il rischio elevato è la progressiva ibridazione del  sistema industrial-militare con il sistema economico-sociale: sarà pressoché inevitabile l’impatto sull’ordine  giuridico e sulle politiche a tutela degli assetti sociali.

Non si sa come né quando si concluderà questa guerra con i suoi agghiaccianti e lugubri primati. L’unico dato prevedibile è che nulla rimarrà come nello statu quo ante. Troppi e troppo profondi sono i solchi scavati dall’una e dall’altra parte.

Un altro dato sconfortante è che la cultura laica ha subito un contraccolpo molto grave. Lo scontro di interessi geopolitici nel Medio Oriente passa ormai attraverso l’uso prevalente delle religioni. Siamo allo scontro di civiltà che si occulta dietro i monoteismi per celare sia interessi economico-finanziari sia rivalità centrate sulle risorse e sui fattori di sviluppo. Come sempre, sono gli strati più deboli a rimanerne schiacciati.

Considerazioni in parte analoghe si possono estendere alle contrapposizioni delle Chiese della stessa  confessione: la Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca (UOC-MP) contro la Chiesa ortodossa  ucraina autocefala (OCU). Il patriarca di Mosca Kirill sostiene l’invasione russa, esorta a combattere. Il primate della OCU Epifanio benedice l’esercito ucraino e invoca la benedizione di Dio per la “grande vittoria ucraina” contro i russi. Le accuse tra le due Chiese sono sapientemente alimentate dai poteri politici e militari  attraverso i media anche con fakes a dismisura. Ad esempio, una quantità notevole di siti insiste sulla notizia della benedizione delle armi russe da parte del discusso Kirill, ma chi scrive queste righe non ha trovato

una sola immagine in rete al riguardo. Per contro la notizia sul dissenso dei preti in Russia è stata pressoché ignorata dagli organi di informazione. Le divergenze permangono sinora inconciliabili. In sintesi è Dio contro Dio.

Se questi sono i risultati, occorre rivedere da cima a fondo, e in fretta, i meccanismi che espropriano le  coscienze e si fanno arbitri della sconfitta della ragione. Non si può che ripudiare senza alcun distinguo la violenza cosiddetta necessaria quando oltrepassa il diritto alla difesa e si appella ad un credo farneticante e virulento. Trucidare esseri umani, assassinare bambini e persone indifese, mutilare, colpire ospedali, scuole, kibbutz, uccidere nel mucchio, lasciare morire i feriti deliberatamente: ogni giorno stiamo precipitando sempre di più verso il fondo degli abissi correndo il rischio di assuefarci agli alibi del male necessario e del male minore. Sono crimini che non si possono e non si debbono lasciar passare, ne va della integrità delle coscienze e della sopravvivenza del genere umano. È giunta l’ora che si convertano. Il terminale del labirinto dei vivi tutti, credenti e non credenti, è in un vicolo, il vicolo cieco dell’autodistruzione tra orrori e silenzi.

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