Questo testo del prof. Petrella, ripreso da “La rete dei numeri pari” sostituisce l’intervista di Simone M. Varisco già qui pubblicata, che è stata rimossa a causa della rivendicazione del copyright, singolare per un testo messo nel web a disposizione di tutti
Dobbiamo imporre un immediato cessate il fuoco in Ucraina. Armare l’Ucraina e mantenere le dure sanzioni economiche contro la Russia non fa che accentuare ed esacerbare la guerra. Non sono la soluzione per la pace e per “liberare” gli Ucraini, ma lo strumento, anzitutto, per la sconfitta, o addirittura la morte della Russia per asfissia economica e, secondariamente, per sottomettere il futuro degli Ucraini agli interessi degli Stati Uniti e delle Potenze dell’Europa occidentale. Nell’attuale escalation, non sono i colori dell’arcobaleno ma i funghi nucleari ad essere all’orizzonte. Che assurdità.
È noto che la guerra in Ucraina – il Paese dove è nata la Russia, lo Stato della Russia – non è principalmente una guerra tra Russi e Ucraini. Si tratta di una distorsione della storia attuale propagata in particolare da coloro che, a partire dagli Stati Uniti e dai leader dei Paesi della NATO, hanno provocato l’inaccettabile invasione dell’Ucraina da parte della Russia e ne sono corresponsabili con la Russia. Perché è così? Cerchiamo di capire.
La guerra in Ucraina è il risultato, tra l’altro, di due grandi fattori di opposizione e conflitto tra Paesi e gruppi sociali dominanti in tutto il mondo. Finché questi due fattori non saranno eliminati, ci saranno al massimo sospensioni temporanee di guerre mondiali “localizzate”, che finiranno qui con la “vittoria” di alcuni e là con la “vittoria” di altri. Le vittime rimarranno gli abitanti della Terra, tutte le specie comprese. L’autodistruzione dell’umanità rimarrà una minaccia all’orizzonte.
Primo fattore. La guerra di sopravvivenza tra due potenze mondiali un tempo forti e incontrastate ma in crisi e sempre più indebolite.
La “guerra in Ucraina” fa parte della nuova fase della guerra tra gli Stati Uniti e la Russia dopo il crollo e la scomparsa dell’URSS nel 1989 e la fine della guerra fredda Est/Ovest.
Si tratta, da un lato, della guerra che i gruppi sociali dominanti negli USA (e, sotto il loro impulso/imposizione, nei Paesi della NATO) hanno condotto contro la Russia negli ultimi trent’anni per indebolire la sua potenza politica, economica e militare, approfittando della grave crisi di regime in cui il Paese era caduto nel 1989. È una delle guerre condotte dagli Stati Uniti per mantenere la loro posizione di prima potenza mondiale di fronte ai fattori di erosione e indebolimento che hanno contribuito al ritorno in forza negli Stati Uniti del “popolo americano” conquistatore, nazionalista e razzista, di cui Trump è diventato il campione più convinto.
È, d’altra parte, la guerra di resistenza contro la supremazia degli Stati Uniti e il contrattacco a favore della restaurazione del potere perso con il crollo dell’URSS che i gruppi sociali dominanti in Russia hanno perseguito a) a livello internazionale, in un contesto di crescente debolezza nei confronti del loro nemico della guerra fredda, e b) a livello continentale, a est e a ovest della Russia attuale, nei confronti dei Paesi/Stati che sono diventati indipendenti e ostili alla Russia. Il ricordo e, per Putin in particolare, il fascino della potenza della Russia nel passato, compreso il periodo dell’URSS, sono stati e sono per la maggior parte degli attuali leaders russi fonti di ispirazione per la loro strategia di potere bellicosa e dispotica.
Eppure Mikhail Gorbaciov era stato chiaro, sincero e al di sopra anche degli interessi di potere diretti della Russia, in un messaggio orale pubblico agli Stati Uniti (e ai suoi avversari russi) pochi mesi prima della riunificazione tedesca nel 1990. Li aveva avvertiti di non fare l’errore di vedere la scomparsa dell’URSS come una vittoria degli USA e del sistema capitalista di mercato. L’URSS, aveva insistito, è crollata per ragioni strutturali interne, perché il suo sistema si era dimostrato inefficiente, ingiusto e insostenibile. Perciò – sottolineò – la priorità doveva essere data alla costruzione di un nuovo sistema di sicurezza economica e politica europea garante di relazioni pacifiche Est-Ovest tra tutti i popoli europei. Aveva così ripreso una precedente proposta che aveva fatto agli Stati Uniti per lo smantellamento coordinato delle armi nucleari. La proposta fu respinta dagli Stati Uniti, che preferivano solo una riduzione del numero di missili a testata nucleare, perciò Gorbaciov rispose: “Ok, allora mantengo la capacità di distruggervi non 6.000 volte, ma 3.000 volte ».
La storia è andata altrimenti. Gli Stati Uniti e i Paesi europei (e la Russia di Putin) non hanno affatto ascoltato il messaggio di Gorbaciov. Gli Stati Uniti hanno fatto di tutto per rafforzare il loro controllo militare dell’Europa (per loro, questo è il significato della “sicurezza europea”) e, a questo scopo, con l’accordo e la sottomissione degli alleati europei, hanno operato per estenderlo geopoliticamente attraverso l’integrazione nella NATO di tutti i Paesi che hanno confini europei con la Russia (esclusa la Bielorussia).
La storia di questa estensione, fatta di trattati e di accordi non rispettati e di promesse non mantenute, soprattutto da parte degli Stati Uniti e, in virtù dell’alleanza, da parte degli Europei, è ben riassunto in un lungo e rigoroso articolo di Hall Garden, professore all’Università Americana di Parigi, pubblicato su “Other News” il 25 febbraio, https://www.other-news.info/the-case-for-a-neutral-ukraine/
Perseguendo, di fronte a un “nemico” considerato sistemico, la sua strategia di lunga data di dominio “Pace attraverso il potere”, gli Stati Uniti hanno raggiunto il loro obiettivo. Hanno “vinto”. Ma cosa hanno vinto? Cosa ha guadagnato l’Unione Europea? Pensate, questo è il massimo dell’ipocrisia: per finanziare l’invio di materiale bellico e di aiuti economici agli Ucraini per rafforzare il loro esercito, la Commissione europea ha attinto al “Fondo europeo per la pace” dotato di 6 miliardi di euro. Senza dubbio pensava che la pace potesse essere costruita armando la gente!
Sostenendo gli Stati Uniti nell’estensione della NATO all’Est, gli Europei hanno guadagnato di finire con una guerra in casa.
Cosa hanno guadagnato gli Ucraini, a parte il fatto di accettare di diventare una colonia militare degli Stati Uniti e delle potenze europee, la Francia e soprattutto la Germania? Una colonia che ovviamente non si limiterà ad essere tale solo nella sfera militare, ma che lo è già in sede economica e finanziaria. Lo sarà ancora di più negli anni a venire. Nelle attuali condizioni dell’UE, la “vittoria” degli USA si tradurrà in una sempre maggiore sottomissione e dipendenza dell’Ucraina rispetto alle regole e agli interessi dei mercati finanziari globali e dagli imperativi del mercato unico europeo. La libertà e l’indipendenza degli Ucraini diventeranno parole vuote senza riferimenti concreti.
Per quanto riguarda i Russi, non hanno guadagnato nulla finora. Peggio. I gruppi sociali che li dominano ne escono male sotto tutti i punti di vista agli occhi, tra gli altri, di un’opinione pubblica occidentale e occidentalizzata, pesantemente plasmata e manipolata dal sistema d’informazione globale dominato dai media occidentali.
Solo i gruppi sociali dominanti negli Stati Uniti sembrano essere vincitori. Sì, hanno vinto estendendo il loro controllo militare (e politico) su tutta l’Europa (esclusa la Bielorussia). Inoltre, stanno riuscendo a trasformare la NATO in una struttura militare potente e orientata a livello globale al servizio del mantenimento del potere degli Stati Uniti in tutto il mondo, anche in vista delle altre loro guerre, soprattutto la nuova guerra contro la Cina (e l’India). Questo grazie anche a una radicale trasformazione del potere militare attraverso le nuove tecnologie dominate dall’intelligenza artificiale (dati, sistemi di gestione, comunicazione e decisione, sistemi satellitari, nuove energie, reti, piattaforme, ecc.).
È in questo contesto che va interpretata la strategia di espansione verso est della NATO. Agli Stati Uniti non interessano la libertà e l’indipendenza degli Ucraini. Gli Stati Uniti sono interessati soprattutto a ridurre il potere della Russia. Hanno vinto ma provocando la guerra in Europa, dopo l’Iraq, l’Afghanistan, la Libia, la Siria… È incredibile, che il governo italiano abbia annunciato una partecipazione di tipo militare alla guerra in Ucraina!
Questo ci porta al secondo fattore. La guerra è diventata un modo di essere del mondo economico, tecno-scientifico e culturale dominante
Lo spirito di guerra è intrinseco all’economia dominante. L’economia di mercato finanziarizzata ci ha educato alla guerra, a pensare e a partecipare alle guerre: di petrolio, grano, computer, media, containers, vaccini, smartphones, automobili, riso, banane, università; reti, brevetti, AI, spazio. La guerra è nelle nostre teste, in varie forme e parole: competitività, redditività, leadership. Numero 1, conquista del mercato, resilienza, adattamento, innovazione …. Negli ultimi anni, siamo stati convinti che la Cina è ora il nemico, il nostro “nemico sistemico”, perché sarebbe il nuovo concorrente alla supremazia globale. La perdita di questa supremazia da parte degli Stati Uniti è vista come una terribile minaccia al futuro, alla nostra libertà….. I disastri ecologici, in particolare il clima in ebollizione, ci hanno fatto capire la fragilità della sopravvivenza e, quindi, hanno accentuato questa profonda infiltrazione della cultura della guerra, facendoci credere ancora una volta alla necessità di essere i più forti, i più resistenti, questa volta a livello globale. Quindi l’imperativo del dominio mondiale ha preso il sopravvento su qualsiasi visione di cooperazione, solidarietà, condivisione e aiuto reciproco. La guerra è entrata nelle nostre menti come la pioggia in Norvegia.
Da qui le grandi difficoltà incontrate, soprattutto a causa degli Stati Uniti, nel trovare soluzioni globali comuni ai disastri ecologici. Da qui il rifiuto da parte dei più forti, guidati dagli USA e dall’UE, di un piano globale giusto e solidale di lotta contro il Covid-19 basato su vaccini accessibili a tutti gli abitanti della Terra , subito, nella quantità medicalmente necessaria.
In questo contesto, i milioni di “io” superano le migliaia di “noi” e i Paesi con potere nucleare credono, e soprattutto i più potenti tra loro, che mantenere il loro potere a livelli più alti degli altri sia una condizione necessaria e indispensabile per la loro sopravvivenza. E poiché la forza militare è sempre più tecnologizzata e legata al potere finanziario ai fini di catturare l’innovazione tecnologica e i mercati globali, qualsiasi perdita di mercati tecnologicamente preziosi è vista come strategicamente pericolosa per il potere economico e, quindi, per il potere militare. In passato, erano i militari a guidare l’innovazione e la tecnologia, oggi è il contrario, e anche peggio: sono gli imperativi economici e finanziari che costringono i militari a produrre armi nucleari. L’inaccettabile espansione della forza militare della NATO e la reazione difensiva della Russia, che persegue la sicurezza con mezzi inaccettabili, sono in linea con questa diffusa cultura della guerra.
Che fare?
La saggezza e la preoccupazione di salvaguardare il futuro pacifico dell’umanità e la sopravvivenza del mondo ci portano a dare priorità a tre linee d’azione, che siano sostenute da una forte mobilitazione dei cittadini.
In primo luogo, un arresto immediato delle ostilità sul terreno e lasciare che siano i negoziati tra i Russi e gli Ucraini a decidere il seguito. Quindi, il divieto di azioni come l’invio di armi e denaro agli Ucraini o ai Russi; la sospensione immediata delle sanzioni contro la Russia.
Inoltre, un impegno della NATO a fermare il processo di integrazione dell’Ucraina nella NATO (ricordiamo che i Francesi e i Tedeschi erano contrari a questo nei primi anni ’90) e della Russia ad abbandonare qualsiasi ipotesi di ricorrere alle armi nucleari; la convocazione di una Convenzione europea per definire un nuovo trattato sulla sicurezza europea.
Infine, porre le basi, a partire dal Trattato ONU già esistente sulla proibizione delle armi nucleari, per la ridefinizione di un Patto di Sicurezza Globale, in particolare attraverso applicazioni molto concrete nei settori dell’energia, dell’acqua, delle sementi, della salute, dei trasporti, dell’informazione e della conoscenza. Mai prima d’ora la sicurezza globale, per tutti, basata sulla responsabilità comune per i beni essenziali alla vita è stata così ovvia, necessaria ed urgente.
RiccardoPetrella
(*) Vorrei dedicare queste riflessioni a Mikhail Gorbaciov, come omaggio a una delle maggiori figure politiche del XX° secolo, fervente difensore dei rapporti di fiducia e trasparenza tra i cittadini e delle relazioni pacifiche tra i popoli, l’unico statista che, all’epoca presidente dell’URSS, la seconda potenza militare del mondo, osò proporre ufficialmente lo smantellamento coordinato delle armi nucleari.
Riccardo Petrella, economista e politologo, professore emerito dell’Università Cattolica di Lovanio e dell’Accademia di Architettura di Mendrisio. Dal 1978 al 1994 ha diretto il programma FAST (Forecasting and Assessment in the Field of Science and Technology) alla Commissione delle Comunità europee a Bruxelles. Nel 1993 ha fondato il Gruppo di Lisbona e nel 1997 l’Associazione internazionale per il Contratto mondiale dell’acqua. È presidente dell’Institut Europeen de Recherche sur la Politique de l’Eau (IERPE) di Bruxelles e dell’Università del Bene Comune (UBC), fondata ad Anversa e poi in Italia e in Francia. È dottore honoris causa di 8 università in Svezia, Danimarca, Belgio, Francia, Canada e Argentina. Collabora, fra l’altro, con il Wall Street International Magazine ed è autore di pubblicazioni sull’economia e il bene comune.
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