Newsletter n. 117 del 17 maggio 2023 – L’ATOMICA E IL COVID

Newsletter n. 117 del 17 maggio 2023 L’ATOMICA E IL COVID Cari Amici, A missione conclusa, si capisce meglio il senso del giro delle Sette Chiese che il presidente Zelensky […]

Newsletter n. 117 del 17 maggio 2023

L’ATOMICA E IL COVID

Cari Amici,

A missione conclusa, si capisce meglio il senso del giro delle Sette Chiese che il presidente Zelensky ha fatto, dalla Polonia a Roma, al Vaticano, a Berlino, a Parigi, a Londra e a Bruxelles. Tre erano i suoi obiettivi: la conferma dell’appoggio politico dei suoi alleati e l’assicurazione che esso non verrà meno anche se la controffensiva annunciata dovesse durare a lungo; chiedere più armi, e soprattutto i caccia per la guerra aerea con la Russia, perché non si vince una guerra senza il dominio del cielo; stanare il Papa, fargli compromettere la sua terzietà  e il ruolo di mediatore, annettere anche lui alla crociata dell’Occidente contro la Russia, distoglierlo dal voler parlare con Putin.

Dei tre obiettivi il primo è sfato raggiunto a partire dalla Polonia, la nuova pupilla degli Stati Uniti in Europa, fino  alla promessa di nuove sanzioni alla Russia da parte di Ursula von der Leyen, e con la straordinaria accoglienza goduta in Italia; il  secondo è stato solo in parte raggiunto perché gli sono stati negati i caccia, oltre quelli già forniti da Varsavia; il terzo si è risolto in un disastro.

La solidarietà dell’Italia è giunta fino all’identificazione tra le due leadership, al loro accomunarsi nel perseguimento della vittoria,  e fino alla definizione della Russia come “il Nemico”, data da Giorgia Meloni nel discorso a Palazzo Chigi; qualifica di nemico che equivale allo stare in guerra contro qualcuno (Biden definisce Russia e Cina non come “nemici” ma “competitori strategici”) guerra che però in Italia  può  essere deliberata solo dalle Camere e dichiarata dal presidente della Repubblica. In cambio Zelensky ha preconizzato che anche l’Italia dovrà mandare i suoi figli a combattere in questa guerra quando la Russia, se non sarà sconfitta, invaderà i Paesi baltici, come diceva la “teoria del domino” ai tempi della guerra del Vietnam.

Del tutto mancato è stato invece il terzo obiettivo che metteva in gioco la “missione” perseguita dal Papa. Zelensky si è presentato da lui con il suo elenco di richieste, cha ha poi enunciato la sera nelle esternazioni di “Porta a porta”, nelle quali ha espresso tutta la sua delusione e ha licenziato il Papa dicendo di non aver bisogno di un mediatore. Nell’udienza era incorso in un grave infortunio regalando al Papa una piastra antiproiettile e un’icona della Madonna senza il bambino, sostituito da una cancellatura nera (per significare “la perdita” dei bambini nella guerra), che sarebbe come presentare il cristianesimo senza Cristo e non fare di Maria “la mamma di Gesù”, come si è poi affrettato a chiamarla il Papa all’ “Angelus” domenicale.

Da tutto ciò risulta che questa guerra non è un pezzo della “guerra mondiale a pezzi”, ma è già in nuce la guerra mondiale intera. Resta la grande incognita del ruolo che avrebbe l’arma nucleare. Interrogato sull’ipotesi che la Russia vi faccia ricorso (come è previsto nella sua strategia se fosse messa a rischio l’esistenza stessa dello Stato), Zelensky ha risposto che Putin ha paura di morire, come dimostra quando riceve i suoi ospiti seduto al tavolo lungo per non prendere il Covid, e perciò non userebbe la bomba perché anche lui morirebbe. Non sembra una risposta da statista, quando nella guerra fredda per scongiurare uno scontro nucleare  fino a liberarsi dall’atomica si ricorse addirittura alla deterrenza e all’equilibrio del terrore, e si impegnarono i più grandi statisti, da Kissinger a Gorbaciov a Rajiv Gandhi.

Perciò bisogna fermare la guerra, perché oggi siamo in altre mani.

Nel sito pubblichiamo una riflessione di papa Francesco, nel discorso tenuto recentemente all’Università cattolica di Budapest, sul rischio tecnocratico, e un testo di Raniero La Valle, “Allarme per la democrazia”, per la presentazione del libro “Guerra Ucraina” di Domenico Gallo.

Con i più cordiali saluti

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