Newsletter n. 58 del 29 dicembre 2021 – PROVOCAZIONI NATALIZIE

Carissimi, il Natale ha portato quest’anno con sé una serie di provocazioni che aprono questioni e chiedono risposte di grande portata per tutti. La prima  provocazione è stata quella dell’ennesimo […]

Carissimi,
il Natale ha portato quest’anno con sé una serie di provocazioni che aprono questioni e chiedono risposte di grande portata per tutti.
La prima  provocazione è stata quella dell’ennesimo naufragio dei migranti avvenuto la notte di Natale. Ad esso si è riferito, nel suo messaggio natalizio, il Papa che, ripetendo quanto aveva detto a Mytilene e in molte altre occasioni, ha invocato che non si resti indifferenti di fronte a “immense tragedie che passano ormai sotto silenzio” quando “rischiamo di non sentire il grido di dolore e di disperazione di tanti nostri fratelli e sorelle”, a cominciare dai migranti, dai profughi e dai rifugiati i cui ”occhi ci chiedono di non girarci dall’altra parte, di non rinnegare l’umanità che ci accomuna, di fare nostre le loro storie e di non dimenticare i loro drammi”.
In questa occasione il papa, come nessun altro, ha fatto propri e ha chiesto di affrontare e porre fine a tutti i conflitti, le contraddizioni e le crisi in corso nel mondo intero: ed ha citato il popolo siriano, l’Iraq, i bambini dello Yemen, l’inimicizia tra israeliani e palestinesi, Betlemme, dove Gesù è nato, il Libano, il Medio Oriente, le popolazioni in fuga dalla loro patria, il popolo afgano, quello del Myanmar, colpito anche nella sua comunità cristiana e nei luoghi di culto, l’Ucraina dove si rischia che “dilaghino le metastasi di un conflitto incancrenito”, l’Etiopia, le popolazioni della regione del Sahel, i popoli dei Paesi del Nord Africa afflitti dalle divisioni, dalla disoccupazione e dalla disparità economica, i ”tanti fratelli e sorelle che soffrono per i conflitti interni in Sudan e Sud Sudan”, i popoli del continente americano perché prevalgano i valori della solidarietà, della riconciliazione e della pacifica convivenza, le vittime della violenza nei confronti delle donne, i bambini e gli adolescenti fatti oggetto di bullismo e di abusi, gli anziani, “soprattutto i più soli”, le famiglie, i malati, le popolazioni più bisognose  cui far giungere i vaccini, i prigionieri di guerra, civili e militari, dei recenti conflitti, gli incarcerati per ragioni politiche, nonché  le prossime generazioni perché, grazie alla nostra premura verso la casa comune, possano domani vivere in un ambiente rispettoso della vita. E tutto questo il papa non solo ha messo con la sua preghiera nelle mani di Dio ma ha affidato alle nostre mani.
Stimolante è la riflessione, che vi segnaliamo, di Tomaso Montanari il quale, rifacendosi anche ad Hannah Arendt, parla del Natale come della possibilità che ci è data di “attendere l’inattendibile”, perché in ogni bambino che nasce si apre la speranza che “quella vita cambi tutto”, e che “l’ingiustizia non abbia la vittoria definitiva”;  e ci piace riferire l’emozione di una partoriente perché la sua bambina che nasce “avrà un fratello importante e dolce come Gesù”.
Ci sono state in questo Natale anche altre provocazioni da registrare, come la vittoria del giovane Gabriel Boric, venuto a liquidare l’eredità di  Pinochet in Cile, e la morte del grande vescovo sudafricano Desmond Tutu e quella del filosofo francese Jean Marie Muller che ci ripropongono l’uno il lascito della fraternità e dell’integrazione razziale, l’altro la lezione gandhiana della non violenza; ma c’è anche da recepire il messaggio espresso nella conferenza stampa di fine anno di Putin per un miglioramento delle relazioni internazionali a cominciare da quelle con gli Stati Uniti e il giusto monito a non estendere la NATO ai Paesi dell’Est europeo portando fin sulla soglia della Russia l’intimidazione delle sue armi nucleari; e c’è anche da prendere sul serio e dare riscontro all’inatteso invito di Putin all’Italia di farsi mediatrice di buone relazioni tra la Russia e l’Occidente, in nome di una amicizia ormai consolidata. Ed è vero?
Dunque, tutto considerato, un Natale da ricordare.
Con i più cordiali saluti

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