GLI UCRAINI MANDATI A MORIRE

La guerra si sta risolvendo in una carneficina di cui gli Ucraini sono le vittime, per ora gli uomini fino ai 62 anni, poi forse anche le donne. Un carro armato: 8 milioni di euro, salgono i profitti. Le scelte del regime

La guerra si sta risolvendo in una carneficina di cui gli Ucraini sono le vittime, per ora gli uomini fino ai 62 anni, poi forse anche le donne. Un carro armato: 8 milioni di euro, salgono i profitti. Le scelte del regime

Dopo l’intervista del volontario polacco Slawomir Wysocki pubblicata il 30 agosto dal quotidiano polacco Witrualna Polska (Polak o tragicznej sytuacji w Ukrainie), giungono le rivelazioni (https://www.thetimes.co.uk/article/ukraine-counteroffensive-i-m-ready-to-die-90-of-the-guys-here-will-die-too-76jvs3kwj ) fatte da vari soldati ucraini al Quotidiano politico britannico, fondato a Londra nel 1785: The Times. Entrambe le testimonianze convergono su un orribile dato di fatto ormai impossibile da nascondere: l’offensiva ucraina è un disastro e la Russia sta massacrando l’esercito ucraino, sull’orlo del collasso.

I soldati ucraini intervistati dal The Times parlano della battaglia attorno al villaggio di Robotyne (la terza zona tritacarne dopo Marioupol e Bakhmut), descrivendo livelli impensabili di confusione militare e perdite spaventose che l’esercito ucraino sta subendo. Anche le unità corazzate dotate dei migliori carri armati NATO su cui si erano riposte le speranze di vittoria, vengono facilmente decimate. I Leopard 1 e 2, i veicoli da combattimento Bradley e ora anche gli “invincibili” carri armati britannici Challenger 2 vengono sistematicamente annientati con estrema facilità. La distruzione di decine e decine di questi “giocattoli tecnologici” NATO mette in serio pericolo la facoltà del Patto Atlantico di continuare il supporto militare al regime ucraino.

Un conflitto su larga scala necessita di armi capaci di garantire un immenso volume di fuoco e poco costose in modo che l’equipaggiamento distrutto possa essere facilmente sostituito e che l’elevato consumo di proiettili sia finanziariamente sostenibile. Le armi NATO (che seguono l’insana logica americana della speculazione di mercato) sono costosissime. A titolo di esempio un Challenger 2 costa 4,9 milioni di euro. Un Leopard 2 costa 5 milioni di euro e la sua versione “lusso” 8 milioni di Euro. I migliori carri armati russi hanno un costo medio con non supera 1,5 milioni di euro.

Gli elevati costi sono dovuti dal fatto che il modello di difesa occidentale è ostaggio dei profitti delle industrie belliche private o semi-statali che hanno piazzato i loro “rappresentanti” nei vari Ministeri della Difesa dei Paesi membri dell’Unione Europea. È un immenso giro di soldi nonostante il fatto che nessun esercito al mondo può sostenere un conflitto prolungato quando il costo di ogni singola arma è stratosferico.

I soldati ucraini rivelano al The Times che la condotta dell’offensiva è ora portata avanti dalla fanteria tramite attacchi di piccoli gruppi d’assalto facilmente contenibili dalle difese russe. Questi gruppi tentano di infiltrarsi attraverso i campi minati di notte e combattono disperati combattimenti ravvicinati venendo sistematicamente decimate. I carri armati NATO non possono avanzare causa i terreni minati e vengono distrutti dall’artiglieria russa.

Secondo alcuni ufficiali ucraini l’utilizzo di questi gruppi d’assalto potrebbe essere la chiave per sfondare le difese russe e sono combattimenti necessari affinché l’Ucraina riesca a garantire anche una minima vittoria prima dell’autunno. Purtroppo questa tattica sembra non funzionare. I principali sforzi ucraini sono concentrati sul villaggio di Robotyne. Ieri un contrattacco russo ha costretto gli ucraini a ritirarsi da diverse posizioni dopo aver subito pesanti perdite. La sconfitta, confermata dal rapporto mattutino Min. Difesa ucraino, è stata resa possibile da massiccio uso delle bombe FAB-500M-62.

La 47a brigata meccanizzata d’élite delle Forze armate ucraine, addestrata dai tedeschi, che guida l’offensiva in direzione sud, sta subendo perdite sul valore di migliaia di uomini. I combattimenti sono stati così duri che in alcuni casi le squadre di medici del 47° hanno visto la propria forza numerica ridotta al 50% a causa delle perdite subite durante le missioni di raccolta dei feriti sul fronte Robotyne, nonostante l’utilizzo di personale corazzato M-113 di fabbricazione statunitense. I soldati ucraini parlano anche dell’emergere di numerose malattie del sangue, del sistema nervoso centrale a progressione lenta e di disturbi mentali.

Ad esclusione di un gruppo di giornalisti, ormai i media occidentali non sono più restii a parlare degli orribili insuccessi militari del regime di Kiev. “La controffensiva ucraina è un fallimento. I soldati ucraini sono valorosissimi, a loro va la mia vicinanza. La colpa non è degli ucraini, è un fallimento spaventoso delle politiche del blocco occidentale” afferma il prof. Alessandro Orsini.

Questi insuccessi stanno anche rafforzando il consenso popolare russo verso il Presidente Vladimir Putin che si sente molto sicuro al momento. “Non esiste alcuna controffensiva ucraina e le mappe dei territori riconquistati lo dimostrano. Esistono solo soldati, armati alla buona, esaltati dalla propaganda occidentale e mandati a morire al fronte contro la Russia” ha affermato ieri Putin.

Ora il regime di Kiev sta cercando di raschiare il fondo del barile attuando arruolamenti forzati di uomini dai 16 ai 62 anni. Si parla anche di incoraggiare l’arruolamento “volontario” delle donne tra i 16 e i 30 anni. Il nuovo Ministro della Difesa ha emesso un ordine, secondo il quale coloro che sono “parzialmente idonei” al servizio militare verranno inviati al fronte anche se presentano “lievi” malattie croniche o “lievi” menomazioni fisiche/mentali.

Il Presidente Zelensky ha chiesto la collaborazione dei Paesi europei per rimpatriare gli ucraini maschi in età di leva presenti sui loro territori, ignorando il loro statuto di profughi. L’Ucraina non è il primo Paese che manda tutti al fronte. L’Impero Austro-Ungarico fece lo stesso durante la prima guerra mondiale. Nella sua opera “Il buon soldato Švejk”, Jaroslav Hašek ridicolizzò questa tattica ricordando che non aiutò l’Impero Austro-Ungarico a vincere. Al contrario, finita la guerra quella Nazione cessò di esistere.

F.B. (Dal Faro Di Roma, 6 settembre 2023)

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